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Galliani: «I problemi del calcio italiano sono due: la vendita dei diritti all’estero e l’obsolescenza degli stadi»

Al Foglio. «Quando vedi la morte in faccia diventi più tollerante. Sono un codardo, come quei marinai che quando c’è la tempesta pregano Dio»

Galliani: «I problemi del calcio italiano sono due: la vendita dei diritti all’estero e l’obsolescenza degli stadi»
Db Milano 18/06/2022 - play off Legabasket serie A / AX Armani Exchange Olimpia Milano-Segafredo Virtus Bologna / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Adriano Galliani

Il Foglio Sportivo ha intervistato Adriano Galliani. Che ha raccontato del suo personalissimo triplete dell’anno scorso: lo scudetto del Milan (ha visto la partita ad Arcore con Berlusconi), la promozione del Monza e poi lo scudetto dell’Olimpia Milano. Un qualcosa che definisce «meraviglioso». Tifa il basket quanto il calcio. È un tifoso senza freni, così lo definisce il Foglio.

«Una decina di giorni fa ero in Spagna al matrimonio del figlio di Ancelotti e ho detto a Carletto: tu avrai anche vinto la Liga e la Champions, ma io quest’anno posso prendermi il triplete aggiungendo allo scudetto del nostro Milan la promozione del Monza e lo scudetto dell’Armani. Ho coinvolto anche lui nel mio sogno che poi la scorsa settimana è diventato realtà regalandomi una felicità immensa»

Come nasce la sua passione per il basket?

«Tutto parte da Monza nel 1955/56 quando la Simmenthal, azienda di Monza, sponsorizza il calcio e il basket. A vedere il calcio mi portava mia mamma da bambino. Per andare a vedere il basket ho dovuto attendere di avere la patente e la mia prima auto. A 19 anni nel 1963 presi una Cinquecento e comincio a seguire con una passione infinita il Simmenthal nel 1963/1964. Ricordo perfettamente la semifinale con il Real Madrid vinta in casa, persa in trasferta quell’anno e poi ricordo di essere stato a Bologna, sempre in Cinquecento, nel 1966 per quelle che possiamo chiamare Final Four dove battemmo l’Armata Rossa in semifinale e poi lo Slavia Praga in finale con Bill Bradley che giocava da noi in coppa. Da quegli anni ho sempre seguito il basket con grande passione«

Galliani è l’uomo che ha coinvolto Giorgio Armani nel basket.

«Nel 2004 la Gazzetta lanciò l’allarme: il basket a Milano sta morendo. Io chiamai Re Giorgio Armani che entrò prima come sponsor e poi come proprietario. Se non avessi fatto quella telefonata, senza darmi meriti eccessivi, e se non fosse intervenuto Giorgio Armani, il titolo sportivo quell’anno sarebbe finito guarda caso alla Virtus Bologna che non era in A1. Dovremo essere eternamente grati a Giorgio Armani»

Il Monza.

«Tutta la mia vita sportiva nasce dal calcio Monza. Sono arrivato al basket per il legame con la Simmenthal. Dallo stadio vecchio di Monza al Palalido ci mettevo venti minuti. Ed è sempre grazie al Monza e ai dieci anni di esperienza come vice presidente, che poi Silvio Berlusconi quando prese il Milan, decise di mettermi in società. Senza quell’esperienza non mi avrebbe affidato il Milan. Che Berlusconi comprasse il Monza era un desiderio di mia madre che a 7 anni mi portò a vedere Omegna-Monza con il Monza che salì per la prima volta in Serie B»

Nel 2021 Galliani ha rischiato la vita per il Covid. Zangrillo decise di non intubarlo. Racconta che la paura di morire l’ha cambiato molto.

«Beh quello è merito della tecnologia… Però quando vedi la morte in faccia poi guardi le cose in modo differente. Sono molto più tollerante in tutto. In quei giorni i polmoni non funzionavano, ma il cervello era lucido. Mi è ripassata davanti la vita. Adesso anche guardando un fiore, un lago provo una felicità che prima non sentivo. Godo di ogni cosa che faccio. Sono sempre stato credente, ma vado più in chiesa di prima, prego più di prima. Sono un codardo come quei marinai che quando c’è la tempesta pregano Dio”.

La Serie A è la B d’Europa?

«Il campionato italiano è crollato sul piano dei ricavi, una volta era un campionato di arrivo, adesso è un campionato di transito. Per una squadra italiana oggi vincere una Champions è diventata un’impresa difficilissima. I problemi del calcio sono due: la vendita dei diritti all’estero e l’obsolescenza degli stadi. Nella Lega molte persone sono le stesse, Casini mi ha fatto una buonissima impressione»

Berlusconi è diventato tifoso del Monza?

«È molto tifoso ed è la cosa che mi rende più orgoglioso. Per me è facile. Andavo a vederlo quando avevo 5 anni. Ricordo ancora l’ultrà Galliani che nel 1960 quando l’autostrada del Sole arrivava solo fino a Bologna partiva alle quattro del mattino e tornava alle quattro del mattino dopo per andare a vedere uno spareggio salvezza Taranto-Monza a Firenze. Riprendersi il Milan? No, ormai per una famiglia è diventato impossibile gestire certi club»

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