Al Giornale: «Al fischio finale scappò via. Gallego aveva l’unghia del mignolo lunga di quattro cinque centimetri, la conficcava sul collo di Paolo».

Stasera si gioca Italia-Argentina. Il Giornale intervista Claudio Gentile, uno dei protagonisti di Italia-Argentina di 40 anni fa. Quando dall’altra parte c’era Maradona.
«Due sere prima di quella partita Bearzot mi disse: ti ho visto bene, sei di nuovo in condizione, te la senti di marcare Maradona? Pensai che stesse scherzando. Gli risposi, quasi ridendo: vabbè mister, ci penso io. Presi le videocassette delle prime tre partite e me lo studiai».
Lo studio su Diego che cosa consigliò?
«Di stargli davanti, di stargli addosso perché se gli avessi concesso un solo metro non l’avrei più preso».
Gentile racconta:
«Diego mi provocò dal fischio di inizio, insultò mia madre, per rendermi nervoso ma ero abituato a ben altro. Al fischio finale scappò via, non volle scambiare la maglietta, fui l’unico a non avere un ricordo di quella partita».
Contro l’Argentina fu una battaglia.
«Gallego aveva l’unghia del mignolo lunga di quattro cinque centimetri, la conficcava sul collo di Paolo, un’azione codarda, così come Passarella e Tarantini non certo due signori».
Cimeli di quel mondiale?
«Uno dei palloni della finale, con la firma di Pertini. Non lo toccherà mai nessuno».
Continua, sul presidente:
«Nello spogliatoio mi disse: “Lei è un birichino!”, poi, rivolto a tutti, disse una frase che è restata nella memoria come un trofeo: “Voi non vi rendete ancora conto di che cosa avete fatto per l’Italia!”».