The Athletic ha raccolto le terribili testimonianze dei piccoli tifosi allo Stade France. Un racconto dell’orrore: “La polizia sembrava che ci usasse per provare i lacrimogeni nuovi”
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I bambini che hanno rischiato di morire fuori allo Stade de France, a Parigi, una sera di maggio del 2022, hanno 9-10-11 anni. Parlano, ancora, di elicotteri che cadono, bombe, attacchi di Putin, gente coi martelli. Non della finale di Champions. Non di una partita. The Athletic ha raccolto un po’ di “piccole” testimonianze dell’orrore. Un film che chi era a casa non ha visto. In Italia nemmeno dopo. S’è rischiata una strage. E leggere i resoconti dei bambini fa davvero impressione.
Carlos ha 9 anni.
“Pensavo davvero che sarei morto. Pensavo fosse una specie di bomba. Avevo paura perché non riuscivo a respirare correttamente. Ero spaventato perché non avevo mai visto problemi del genere. Ho chiesto a mio padre: ‘Chi ci sta facendo questo?” e lui ha detto che era la polizia. Ero spaventato perché avevo sempre pensato che la polizia fosse brava gente che doveva aiutarci”.
“Non sapevo cosa fosse il gas lacrimogeno fino a quando mio padre non me lo ha detto alcuni giorni dopo. Ho dovuto mettermi la sciarpa del Liverpool in bocca. Un tifoso del Liverpool, una brava signora, mi ha dato una maschera e un po’ d’acqua. Mi bruciavano gli occhi e piangevo molto. È durato circa un minuto, ma è successo in due occasioni. Una volta, la bomba è caduta davanti a mio padre e lui è caduto. Io ero spaventato. Volevo solo stare con mia madre. Ha telefonato a mio padre e io piangevo dicendole che avevo paura. Sono saltato tra le braccia di mio padre. Volevo che mi coccolasse”.
Maxwell ha 11 anni.
“Ci hanno spruzzato gas lacrimogeni e ancora non capisco perché. Tutti mi gridavano di mettermi a terra e coprirmi la faccia con la sciarpa. Non avevo idea di cosa stesse succedendo. Gli occhi di tutti erano davvero pungenti. Tutti tossivano. Ho provato a lavarmi gli occhi dalla bottiglia d’acqua, ma non avevo abbastanza acqua. Ero nel panico perché non sapevo cosa stesse succedendo. Pensavo di essere stato avvelenato. Pensavo davvero che sarei morto“.
Noel ha 14 anni.
“Le persone venivano schiacciate. Ho visto le foto di com’era a Hillsborough e mi ha fatto sentire così, dovevano sentirsi così. C’è stato un momento in cui ci stavamo dirigendo verso un pilastro di cemento e ho pensato che ci saremmo schiantati lì. Io ero spaventato. La gente gridava: ‘Questo è come Hillsborough’. Mio padre ha mal di schiena e gli ho messo un braccio intorno alle spalle. Il mio braccio si stava schiacciando. Ero in agonia ma dovevo farlo. Il giorno dopo eravamo in aeroporto e le mie costole… non ho mai sentito un dolore del genere. Sono scioccato che nessuno sia rimasto gravemente ferito o, peggio ancora, ucciso”.
“Un ragazzo ha iniziato a dirmi che voleva il mio biglietto. Gli abbiamo detto che avevo 14 anni. Lui ha sussurrato all’orecchio di mio fratello che avrebbe squarciato mio padre, lo avrebbe pugnalato. E poi ha appena iniziato a scatenarsi. Ha picchiato prima mio fratello, poi me. È successo tutto così velocemente”.
James ha 17 anni. E’ caduto a terra e ha avuto bisogno di un intervento dentistico d’urgenza, ha perso sei denti.
“Non c’era nessuno ad aiutarci. Spruzzavano tutti con gas lacrimogeni. Quattro o cinque volte siamo stati spruzzati. Non riuscivo a respirare. Sembrava che il gas entrasse ovunque: le mie orecchie, il mio naso, la mia bocca, i miei occhi, la parte posteriore della gola. Continuavo a pensare, ‘Perché lo stanno facendo? E perché lo fanno così tanto?’. Ho dovuto dire a me stesso: ‘Non si fermeranno, devi solo sopravvivere. Sembrava di soffocare. Mi bruciavano gli occhi. Non ho mai provato niente di simile prima. Ma non era la fine, perché ci spruzzavano ancora e ancora. Era come se avessero un nuovo giocattolo e ci stessero usando per il loro divertimento“.
Elliott ha 9 anni.
“Quando il gas lacrimogeno è iniziato, ho pensato che fosse caduto da un elicottero. Potevo sentire un elicottero sopra di noi. Ho iniziato a tossire. Non sapevo cosa fosse. Ci ha appena colpito. Mi faceva male il naso, anche la gola. Mi ha fatto piangere. La gente gridava alla polizia: ‘Ci sono bambini qui, questo ragazzo non ha nemmeno 10 anni’. Ma la polizia non ha fatto nulla. Non gli importava”.
Harry ha 14 anni. Ha la sindrome di Williams, una rara malattia congenita. Fa parte della Liverpool Disabled Supporters’ Association. Va alle partite dall’età di cinque anni.
“Ho avuto una sensazione di bruciore in gola. Pensavo che sarei morto. C’erano molte persone che urlavano e si facevano prendere dal panico e io pensavo: ‘Cos’è questo?’. Per un secondo, ho davvero pensato che fosse Putin ad attaccarci col gas“.
Kade ha 12 anni ed è asmatico.
“Ho iniziato a tossire ma mio padre continuava a dirmi: ‘Per favore, Kade, continua a camminare’. Mi ha spinto la testa contro per impedirmi di inspirare ulteriormente. L’ho guardato e i suoi occhi erano pieni di lacrime. Stava tossendo. Ho iniziato a farmi prendere dal panico perché ho pensato: ‘Se mi separo da mio padre, cosa devo fare? Sono nel mezzo di Parigi, è buio e tardi e non conosco nessuno.‘ Strinsi ancora di più la mano di mio padre. Stavano arrivando sempre più gas lacrimogeni. Quando siamo tornati alla nostra macchina, mi sono tolto la giacca e le mie braccia erano rosse. Mio padre ha detto che era colpa sua che mi aveva stretto troppo forte per tenermi vicino. Non l’ho nemmeno sentito, a dire il vero. Ero così disperato”.
Danny Smith invece è un padre. E’ stato aggredito da una folla di francesi con martelli e altre armi. Lo hanno bloccato a terra e hanno rubato quasi tutto quello che aveva. La gamba di Danny è rotta in tre punti. Ha subito un intervento chirurgico e non potrà tornare al lavoro prima di nove mesi. Suo figlio Dan ha 13 anni, Dan. Era lì, ha visto tutto.