Alessandro Benetton al Foglio Sportivo: «Ho avuto l’impressione di trovare un grande bambino, ma allo stesso tempo era estremamente serio»
Sul Foglio Sportivo un’intervista ad Alessandro Benetton. Fondatore e guida di 21 Invest e dal 2022 presidente di Edizione, una delle principali holding industriali europee. Lo sport è sempre stato parte della sua vita: è stato presidente di Benetton Formula, la squadra di F1 che ha vinto due mondiali piloti e uno costruttori con Michael Schumacher. Ha ha seguito le traiettorie di Senna.
“La Formula 1 mi ha insegnato ad avere coraggio, qualcosa che poi ho messo in pratica nella mia attività”.
Non solo.
“Ho imparato che alla fine il gioco di squadra è fondamentale perché in un team di F1 si vince come in un’orchestra se ognuno suona bene il proprio strumento. Ho imparato che la leadership dell’individuo può fare la differenza nel trovare il ritmo giusto della musica. Non potrò mai dimenticarmi la personalità di Schumacher in questo senso. Ho imparato che lo sport, come la vita, è fatto di alti e bassi, ma che la vera tempra la sviluppi quando nel momento di debolezza riconosci che non hai alternative se non cambiare e individuare soluzioni inaspettate e spesso geniali. Dal punto di vista formativo è stata un’esperienza importante anche perché la condividevo con altri impegni, tanto che mio padre mi disse per la presidenza di Benetton Formula non prenderai una lira. Il vero ritorno è stata l’esperienza”.
Racconta il primo incontro con Schumacher.
“Ho avuto l’impressione di trovare un grande bambino. Da una parte questo entusiasmo, questa passione. Mi ricordo che mi disse che la cosa che lo aveva colpito di più guidando per la prima volta una Formula 1 erano stati i freni. Non pensava si potesse frenare così tanto. Però allo stesso tempo, aveva una fidanzata che poi è diventata la moglie, era estremamente serio. Sembrava già uno che aveva progettato la sua vita. Era interessante questo suo modo di porsi, era già in grado di chiedere al suo interlocutore di tenere l’asticella alta. Un giovane che da una parte si stava divertendo, ma che ti diceva: guarda che io sono qui per ottenere il massimo”.
Su Ayrton Senna:
“Trasmetteva energia. Quelle che oggi chiameremmo good vibes. Lui ce l’aveva e mi piaceva il fatto che alla fine era lì per fare al massimo lo sport che amava e non aveva paura di avere opinioni diverse rispetto agli altri. Emergeva il valore della personalità e del proprio punto di vista”.