A Record: «Non avremmo potuto fare di più. Ho avuto giocatori che hanno giocato 50 partite. Rui Patricio ne ha fatte 54».
L’allenatore della Roma, José Mourinho, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano portoghese Record. Racconta come ha vissuto la vittoria della Conference League.
«Sono stati successi vissuti con follia e passione, perché corrispondevano a una delle mie principali preoccupazioni come allenatore. Dare gioia agli altri è una delle cose più belle della vita e, nel caso specifico di Roma, è stato un risultato molto speciale».
Il sesto posto in campionato e il risultato europeo fanno di quella appena conclusa una buona stagione o no?
«Per alcuni Einstein dei giornali portoghesi o commentatori televisivi, il nostro campionato è stato certamente terribile. Ma per me, che sono molto esigente con me stesso, è stato semplicemente fantastico, perché non avevamo la capacità di fare di più. Ho avuto giocatori che hanno giocato 50 partite – per non parlare di Rui Patricio, che ne ha fatte 54».
E stato un lavoro molto impegnativo a causa delle circostanze:
«Non ci sono dubbi su questo. Ho avuto ragazzi che ho sviluppare per farli giocare; ho avuto un top player che è stato 10 mesi infortunato; ho avuto come avversari Inter, Milan, Juve e non dimentico né Napoli, né Atalanta, né Lazio. E ho avuto 14 partite il giovedì, con partite di campionato di domenica. E, inoltre, c’è un intero lavoro che viene fatto internamente puntando alla crescita del club e che, all’esterno, nessuno vede. Pertanto, sono anche obbligato a dire: grande Tiago Pinto. E’ il mio partner ogni giorno, un grande regista e, oggi, un grande amico. Di lui ti dico solo che ora capisco meglio perché il Benfica non ha vinto».
Come ha trovato la Serie A, circa un decennio dopo averla vissuta in un altro club e in un contesto diverso?
«La Serie A è un campionato in crescita ed è così che l’ho trovato. Le squadre di centro classifica hanno una grande qualità di gioco. Club come Verona, Torino, Bologna, Sassuolo e altri, senza la pressione della lotta per l’Europa o la lotta per la permanenza, sono cambiati. Oggi giocano, vogliono giocare, vogliono vincere, e non ci sono più incontri noiosi. Mi è piaciuto molto tornare in Serie A».
Sugli arbitri:
«L’arbitraggio è discusso non solo in Italia ma in tutto il mondo. Nel caso specifico della Serie A è un lavoro difficile per il competente signor Rocchi».
Su Rui Patricio:
«E’ un mostro, il ‘San Patricio’ di Roma. Ha giocato 54 partite, ha subito due gol contro Sassuolo e Bodo Glimt, ma ha sempre avuto una prestazione molto alta. Come può il Portogallo dire che ha smesso di essere titolare in nazionale perché ha avuto una brutta stagione a Roma? Per me è un’eresia».
Sul suo staff tecnico:
«Nuno Santo è un degno successore di questo super allenatore portiere di nome Silvino Louro. È molto ben preparato e il suo passaggio attraverso gli Stati Uniti e il Canada gli ha dato formazione e formazione, mentre poi, a Lille, ha ottenuto l’esperienza di cui aveva bisogno per raggiungere il più alto livello».