Alla Gazzetta. «Vorrei che il calcio femminile rimanesse così com’è, senza cambiare la propria essenza, mantenendo i valori dello sport»
Sara Gama è il primo capitano della Nazionale femminile nell’epoca del professionismo, che inizia il primo luglio. Nazionale che tra pochi giorni debutterà contro la Francia agli Europei. È un passaggio epocale, che la Gama ha raccontato alla Gazzetta dello Sport.
«Un percorso pazzesco, un traguardo fortemente voluto ma per nulla scontato. Venerdì dovremo mettere da parte l’emozione perché giocheremo l’amichevole con la Spagna, ma sarà un giorno storico. Abbiamo ottenuto un diritto che avremmo dovuto già avere, per il quale abbiamo lavorato in campo e fuori. Finalmente saremo riconosciute per quello che facciamo, e sarà un segnale per tutti, quello di dare l’opportunità alle atlete di poter avere benefici che vanno al di là dell’attività sportiva».
Cosa vorrebbe, ora, Sara Gama, dal calcio femminile?
«Che rimanesse così com’è, senza cambiare la propria essenza, mantenendo i valori dello sport. In questo senso, il ruolo dei media è molto importante. Ho visto entusiasmo nel pubblico, ma anche nei giornalisti, che del calcio femminile raccontano prima di tutto le cose belle. E sono tante».
Ha 33 anni e una carriera nella politica del calcio già avviata.
«A cosa fare dopo ci ho sempre pensato. Non so stare ferma: così come Silvia ha trovato la passione per il vino, io ho quella di occuparmi di calcio. L’importante è continuare a studiare, formarsi e informarmi. Prossimo obiettivo: fare il corso da direttore sportivo».