A France Football: «Vedevo Maldini e Baresi giocare, e io non ce la facevo più. Un medico mi fissò lo stinco al piede. E’ una ferita che fa parte della mia vita»

Nell’intervista rilasciata a France Football, Marco Van Basten racconta il calvario precedente alla sua operazione, in conseguenza della quale fu costretto a lasciare il calcio.
L’ultima partita che ha giocato è stata nel 1993, la finale di Champions League contro il Marsiglia.
«In quel momento, non lo sapevo».
Dice, come non sapeva delle difficoltà che avrebbe avuto dopo.
«Il calcio era la mia vita e ho perso quella vita. Per molto tempo, ho odiato i medici che mi hanno operato».
Nella primavera del 1995, dopo diversi trattamenti infruttuosi, l’ex attaccante non poteva più mettere il piede a terra, a volte doveva raggiungere il letto a quattro zampe per non soffrire. Il minimo movimento diventava un tormento e i sedativi non avevano più alcun effetto.
«E’ stato terribile».
Continua;
«Mi chiedevo perché questi dottori si fossero fermati. Vedevo Maldini, Baresi continuare a giocare, e io non ce la facevo più».
Poi, con il passare del tempo, la rabbia ha finito per scomparire e anche i dolori. Grazie ad un’ultima operazione radicale:
«Un medico olandese finì per fissare il mio stinco al mio piede. La mia caviglia si è fusa. Mi disse che se volevo camminare normalmente a 65 anni, dovevo smettere di fare alcune cose. Ma oggi ho una vita normale, sto bene. Non sento più dolore, posso giocare a golf. Mi sono sentito come se avessi ancora un sacco di cose da fare nella mia carriera, ma non ho potuto».
Un incontro casuale fatto a Monaco gli ha permesso di cambiare prospettiva.
«Incontrai un francese molto forte al footvolley. Gli chiesi se era un ex giocatore professionista. Mi disse che era un addetto ai bagagli all’aeroporto di Nizza e che aveva dovuto interrompere la sua carriera a causa di una rottura dei legamenti del ginocchio. Mi ha aiutato a sdrammatizzare. Guardando indietro, mi dico che ho avuto una carriera molto bella e che dovrei essere grato per averla vissuta. Questa ferita fa parte della mia vita e devo accettarla».