Un tempo il Napoli era un sentimento… Ora i tifosi si sono mitridati in un ognuno contro l’altro: una sorta di cinquestellismo avverso calcistico
Oggi il Napoli calcio partirà per il suo ritiro ma quest’anno sembra tutto diverso… C’è tra i tifosi azzurri una sorta di rassegnazione tra l’umoristico ed il tragico che in tanti anni di tifo non avevo mai costatato, ma forse è successo qualcosa di più profondo che cercherò di dimostrare in questo articolo.
Mi fermo spesso a parlare con i tifosi in strada, nei bar, sulla tolda di uno stabilimento balneare, ai margini di una presentazione letteraria, o dopo la visione di un film e la mia tesi è che non esista più un tifoso del Napoli che abbia un sentire medio di attaccamento alla squadra. Da anni infatti anch’io – quando non vado allo stadio – vedo il Napoli da solo perché un parere contrario durante l’evento agonistico mi toglierebbe il gusto della mia passione calcistica azzurra.
Quando dopo la sentenza Bosman i procuratori assunsero un’importanza trabordante rispetto al loro contratto base già avevo pronosticato uno scollamento popolare, ma a Napoli è avvenuto qualcosa di più e di diverso: l’avvento di De Laurentiis ha formato di fatto partiti riottosi tra i tifosi come quando scoppiò la Democrazia cristiana.
Quando ero ragazzo io c’erano opinioni diverse ma un’unità di fondo, fideistica, dettata anche dal fatto che il Napoli ci rappresentava, non era solo una squadra di calcio… E rappresentandoci era come il legame che si aveva in famiglia: i panni sporchi li lavavamo tra di noi. Il Napoli era un sentimento… Ora i tifosi si sono mitridati in un ognuno contro l’altro: una sorta di cinquestellismo avverso calcistico. L’amore si è trasformato in odio: e quando si odia sé stessi è la fine del tifo che è un’irrazionale fede pazza.