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Cragno: «Da piccolo facevo nuoto, ma mi piaceva il calcio. Mi misero in porta perché mancava il portiere» 

Alla Gazzetta: «Nessuno mi ha regalato niente, c’era sempre qualcosa che non andava in me, una volta i piedi, una l’altezza. Ho dimostrato di poter stare in A» 

Cragno: «Da piccolo facevo nuoto, ma mi piaceva il calcio. Mi misero in porta perché mancava il portiere» 
Db Firenze 07/10/2020 - amichevole/ Italia-Moldovia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Alessio Cragno

La Gazzetta dello Sport intervista Alessio Cragno, neo acquisto del Monza per il ruolo di portiere.

Come è stato l’impatto con la società di Berlusconi e Galliani?

«Molto positivo, si vede l’organizzazione e il livello elevati. Hanno fatto la storia non solo del calcio, ma dello sport italiano. La chiamata del Monza mi ha reso felice».

Cosa l’ha colpita quando è andato da Galliani per la firma?

«Una serie di maglie di sportivi appese in casa, sono rimasto affascinato da una di Djokovic usata in una finale di Wimbledon».

Lei ha dimostrato che con caparbietà e perseveranza si riesce a stare ad alti livelli…

«Nessuno mi ha mai regalato niente, ciò che ho ottenuto lo sento mio. Mi sono fatto in quattro, c’era sempre qualcosa che non andava in me: una volta i piedi, una volta l’altezza, una volta dicevano “sì è bravino, ma chissà…”. Non ho mai avuto problemi a rimettermi in gioco. Ho dimostrato di poterci stare in A e di meritare la Nazionale».

Lei ha esordito in A con Zeman: che ricordo ha?

«È una persona simpaticissima, esce con battute improvvise che ti piegano in due. Nel 2014 mi ha fatto esordire in Roma-Cagliari: dava la formazione due ore prima della partita, non ho fatto in tempo ad avere paura».

C’è stato solo il calcio?

«Fino agli 8 anni nuotavo, me la cavavo. Poi però mi piaceva di più il calcio e in porta mi hanno messo perché mancava il portiere. Non avevo paura e volevo giocare, bastava giocare».

 

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