Un classico film western fatto bene che potrebbe essere stato girato negli anni 50 del secolo scorso o essere un albo ben fatto di Tex Willer di Bonelli, ma è anche qualcosa di più
Per chi ama i film western c’è da qualche giorno su Netflix il film “Forsaken” diretto da Jon Cassar che in italiano è stato tradotto impropriamente con il titolo “Il fuoco della giustizia”.
John Henry Clayton (Kiefer Sutherland) torna al suo paese natale nel Wyoming per rivedere suo padre, il reverendo Clayton (Donald Sutherland), ed anche perché è morta la madre. John Henry è un reduce dalla Guerra civile, ma poi ha vagabondato per la Frontiera attanagliato dall’idea della morte che si è impossessata di lui. Nel West una pistola facile ha molti followers che ne vogliono usurpare nome e magia: il padre non l’ha perdonato ed il figlio ha dentro un peso che si porta addosso per la morte del fratello. Decide di cambiare vita e di dissodare un campo da coltivare insieme al padre, ma la sua cittadina è preda di un usurpatore James McCurdy (Brian Cox) che ha ingaggiato un killer prezzolato, Dave Turner (Michael Wincott), per impossessarsi di tutti i terreni dei coltivatori. Al paese John Henry ha lasciato anche Mary Alice Watson (Demi Moore) che però si è sposata con Tom Watson (Johnny Reese).
“Forsaken” è un classico film western fatto bene che potrebbe essere stato girato negli anni 50 del secolo scorso, od essere un albo ben fatto di Tex Willer di Bonelli, ma è anche qualcosa di più perché fa riflettere sulla guerra e su come si torna dalla guerra.
“Sei ritornato dall’inferno e vorresti essere l’uomo di prima” sentenzia ‘Gentleman’ Dave dialogando con John Henry. Nella vita a volte le scelte si subiscono e la morte viene a costituire il solo verso spendibile che forse solo una Mary Alice avrebbe potuto cassare. Ma quando l’arroganza del potere straborda c’è solo un modo per essere sé stessi: dare un senso alla propria vita facendo quello per cui si è più portati. Perché chi è forsaken è solo…