Il centrocampista non vuole rinunciare al Mondiale e prende tempo. Vuole sentire altre campane. Per i medici interpellati finora occorre un intervento radicale

Dopo il nuovo infortunio al ginocchio, Pogba ha davanti due strade: o la terapia conservativa, che lo terrebbe fuori dal campo per una 40ina di giorni, oppure l’intervento risolutivo, che comporterebbe uno stop di 5 mesi. Il centrocampista francese, scrive la Gazzetta dello Sport, prende tempo: vuole evitare l’intervento risolutivo, non vuole fermarsi e rinunciare al Mondiale.
“Un’ipotesi che per il momento il centrocampista francese, che la Juventus ha da poco scritturato da svincolato garantendogli uno stipendio pari al numero di maglia (10 milioni di euro in totale, 8 di fisso più 2 di bonus), non vuole prendere in considerazione, perché l’idea di saltare l’appuntamento più importante con la sua nazionale e pure tutta la prima parte di stagione con il nuovo club lo devasta. Paul è molto preoccupato, lo ha confidato alle persone a lui più vicine, anche perché il dolore continua a tormentarlo, ma spera ancora di risolverla in tempi più brevi dei cinque mesi che gli sono stati prospettati in America. Per questo prende tempo ed è probabile che una decisione definitiva su come procedere per guarire la lesione al menisco laterale possa slittare ancora di qualche giorno, anche all’inizio della prossima settimana”.
L’intervento conservativo lo terrebbe lontano solo 40 giorni. Rientrerebbe un mese prima del Mondiale, in tempo per prepararsi.
“Perciò Pogba e la Juventus non escludono questa soluzione, anche se potrebbe non essere risolutiva e c’è il pericolo che il ginocchio poi faccia di nuovo crack“.
Nelle prossime ore Pogba sentirà il parere di altri specialisti.
“non esclude nulla, ma vuole decidere con calma e solo dopo aver sentito più campane, perché è una scelta delicata che potrebbe pesare molto sul suo futuro. Vuole capire anche quanto può essere utile in queste situazioni la terapia conservativa, che dai medici interpellati finora non è considerata una soluzione valida, perché si rischia di non risolvere il problema ritrovandosi dopo un mese al punto di partenza e con la necessità di ricorrere a quel punto all’intervento”.