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I tifosi della Cremonese mettono al bando i cori di odio contro gli avversari: «saremo un esempio per tutti»

Su Il Giornale. La società spiega: «”Respect” non deve essere solo una targhetta cucita sulla maglia dei giocatori, ma una filosofia da applicare nel concreto»

I tifosi della Cremonese mettono al bando i cori di odio contro gli avversari: «saremo un esempio per tutti»

Il Giornale racconta il patto d’onore stipulato tra la Cremonese neo promossa in Serie A ed i suoi tifosi: niente cori di odio contro gli avversari, promettono. Vogliono essere un esempio per tutti.

Torna in serie A dopo 26 anni, ed è già pronta per uno «scudetto» finora mai vinto da nessuno. Quello della civiltà. Il patto d’onore stipulato tra la «Cremo» e i suoi tifosi non ha precedenti in Italia: «Dagli spalti dello stadio Zini solo cori di incoraggiamento per la propria squadra e mai urla d’odio contro gli avversari». «”Respect” – spiegano in società – non deve essere solo una targhetta cucita sulla maglia dei giocatori, ma una filosofia da applicare nel concreto».

Una decisione che non poteva che nascere a Cremona, scrive il quotidiano, dove il cavaliere Giovanni Arvedi ha messo su una squadra che dal 2007 è diventata un volano di impegno sociale.

“Per questo il modello «anti-hater» non poteva che nascere qui, tra gente che coniuga l’educazione con i verbi della correttezza”.

“La città è un eden di sobrietà sportiva: al netto della felicità per l’obiettivo raggiunto, nessuna bandiera sventola sui balconi e nelle strade ci sono più insegne di liutai che stendardi calcistici; idem nelle vetrine dello shopping, eccezion fatta per una maglietta-cimelio adagiata tra i chicchi di caffè della bottega «Super Moka Torrefazioni» e per un gagliardetto tra le borse glamour della boutique «L’emporio»”.

“Sui gradini della cattedrale due anziani tifosi-«pellegrini» spiegano la filosofia-Arvedi, che poi ingloba anche la parte migliore della vecchia dottrina-Luzzara: «Certo, le vittorie contano, ma la vera soddisfazione viene dal bel gioco e dal rispetto in campo e sugli spalti. Da noi niente scenate, niente isterismi, niente cori odiosi. Ma tanto sudore e sano sfottò. E a fine partita, qualsiasi sia il risultato, il piacere di stringersi la mano»”.

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