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Le foto di Mario Spada sono un altro modo per guardare “Nostalgia”

Il catalogo fotografico del film di Martone tratto dal romanzo di Ermanno Rea, per le Edizioni San Gennaro. Con scritti, tra gli altri, di Martone, Favino e padre Antonio Loffredo

Le foto di Mario Spada sono un altro modo per guardare “Nostalgia”
Nostalgia regia di Mario Martone Produzione MAD Entertainment fotografie di scena Mario Spada

Perché si fa un catalogo di foto di un set cinematografico come quello di “Nostalgia” di Mario Martone? “Perché il set svanisce”, ci dice il regista Martone e quindi nasce “Nostalgia, sul set del Rione Sanità” il catalogo fotografico “del Mondo Sanità” con foto di Mario Spada ed i testi di Mario Martone, Pierfrancesco Favino, Francesco Di Leva, Carlo Rea, Antonio Loffredo edito dalla benemerita Edizioni San Gennaro del direttore editoriale Edgar Colonnese.

Martone nel suo intervento ricostruisce la genesi del film: Favino (Felice Lasco) ritorna dopo quarant’anni nel suo quartiere: “ha una lingua diversa e quindi mi serviva un attore non napoletano e prima di fare il film ho chiesto a Favino che ha accettato perché la cosa lo attraeva. Solo dopo Martone ed Ippolita di Majo – che da sempre scrive le sceneggiature con il regista – hanno cominciato a scrivere il film.

Martone racconta anche il suo personale rapporto con Ermanno Rea: un’attrazione artistica che si perde nella coincidenza di due opere che andarono a braccetto: il fulgido “Morte di un matematico napoletano” e la grande epopea sociale di “Mistero napoletano”. Ma la partizione più interessante è data dalla ricostruzione dell’attrazione tra il regista e il quartiere napoletano che sfocia poi nella scelta di coinvolgere nei ruoli piccoli e piccolissimi la stessa gente della Conca della Sanità.

Favino nel suo intervento denso anche se formalmente didascalico parla del suo rapporto con il Quartiere con lo sguardo diretto in alto: dell’abbandono e della felicità di cose inattese. E temendo di sgualcire la poesia – una battuta che recita come Felice Lasco nel film: “Chist’ è o paese mio” – chiede il permesso di farla propria. Bella anche la testimonianza di Francesco Di Leva (Don Luigi Rega) che recita a modo suo quello che per stessa ammissione dell’autore è il vero presbitero della Sanità: Don Antonio Loffredo. Non manca anche la testimonianza di quest’ultimo che si sofferma sul rapporto speciale avuto con il non credente Ermanno Rea. Conclude il tutto Carlo Rea, il figlio del compianto Ermanno che indulge sul sentimento molto reiano della nostalgia.

Le foto di Mario Spada? Come descriverle: guardatele nel catalogo che vi ho descritto. La cosa che appare più lampante – al di là del valore artistico del nostro – è che Martone gli abbia concesso la massima libertà di ritrarre: il risultato è che ai nostri occhi le foto di Spada sono come un set che guarda un altro set.

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