Al Fatto: «Sono Dc in tutto. Hanno provato tante volte a mettermelo nel culo, il trucco è togliersi un secondo prima. Carraro? Per vincere serve un nemico»
Il Fatto Quotidiano intervista Antonio Matarrese. Era il presidente della Lega Calcio quando l’Italia di Bearzot vinse i Mondiali. Due giorni fa ha compiuto 82 anni. Si definisce un bravo democristiano, in tutto.
«In certi casi basta adottare tecniche semplici; sono da sempre per la politica semplice e diretta. Sono Dc in tutto. Sa quante volte hanno provato a mettermelo nel culo?».
Ci sono mai riusciti?
«Forse qualcuno, ma il trucco è togliersi un secondo prima, come per il mio secondo mandato in Lega; poi con certe persone. È chiaro?».
Gli chiedono di Franco Carraro, suo storico “nemico”.
«È sempre necessario crearsi un avversario, altrimenti come si può vincere?».
Ricorda il Mondiale del 1982. Dopo la seconda partita, andata male, disse della Nazionale: “Li avrei presi a calci nel culo”.
«Dopo la seconda partita ai Mondiali ho solo reso plasticamente quello che in Italia volevano tutti: dargli un calcio in culo. Lo dissi pubblicamente perché stavano tutti zitti, con l’allora presidente della Federcalcio, Federico Sordillo, che non capiva un cazzo di pallone e restava zitto, zitto; quello era un avvocato, guarda caso amico di Carraro».
Ancora su Carraro.
«Mi chiamava alle sei del mattino. Imitava l’avvocato Agnelli, come lui voleva apparire sempre pronto. E si fingeva mio amico, in realtà aveva già capito che ero in ascesa. Aveva paura, mi marcava».
Alla fine del Mondiale le hanno riconosciuto un merito?
«No, ci mancherebbe: nessuno osa riconoscere i meriti quando qualcuno trova la formula giusta. Stanno silenti. Però quanto mi sono divertito».
Contano più i soldi o il potere?
«Il potere è come una scopata continua, devi solo averne la forza».