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Morace: «L’Italia è in ritardo di 20 anni con il professionismo. Il gap con la Francia non è colpa delle giocatrici»

A La Repubblica: «Se un calciatore uomo dichiarasse di essere gay l’intero stadio lo insulterebbe. Prima di chiedere coraggio ai giocatori, educhiamo la gente».

Morace: «L’Italia è in ritardo di 20 anni con il professionismo. Il gap con la Francia non è colpa delle giocatrici»

La Repubblica intervista Carolina Morace, pioniera del calcio femminile ed ex ct della Nazionale femminile. Dopo la batosta contro la Francia, le azzurre guidate dalla Bertolini affronteranno l’Islanda. Da allenatrice le è capitato di
raddrizzare tornei partiti male?

«Perdemmo 4-0 in Svezia. Ci coprimmo di più nelle partite successive e ritrovammo il nostro gioco. Allora non c’erano i social ed evitammo di leggere gli insulti alle calciatrici comparsi nei giorni passati. Se non siamo al livello delle francesi non è responsabilità di chi va in campo».

E di chi?

«Siamo in ritardo di 20 anni. In Francia sono professioniste da un decennio. Hanno 100mila tesserate, noi 35mila».

Cosa cambierà in Italia ora che il professionismo è realtà?

«Io ho le ginocchia a pezzi e non posso chiederne conto a nessuno. Le ragazze di oggi sì. Sono lavoratrici».

Quanto ci vorrà perché gli effetti si vedano sulla Nazionale?

«Dipende dal livello della Serie A. Ai miei tempi ci giocavano campionesse da tutto il mondo. Certo, con il
professionismo più famiglie manderanno le figlie al campo».

Per le calciatrici omosessuali, anche grazie a esempi come il suo, fare coming out non sembra più un problema insormontabile. Cosa deve succedere perché lo stesso succeda fra gli uomini?

«Oggi uscire allo scoperto per un uomo è un rischio. In trasferta l’intero stadio lo insulterebbe. Prima di chiedere coraggio ai giocatori, educhiamo la gente».

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