Intervista a Libero: «Non bisogna andare troppo incontro ai tifosi. Oggi fanno propaganda da soli, si dicono le cose tra loro, andrebbero educati»
Su Libero una lunga intervista all’editorialista del Corriere della Sera, Mario Sconcerti. Tanti gli argomenti trattati, anche quello del giornalismo sportivo.
Oggi un quotidiano sportivo non può prescindere dal calciomercato. Cosa ne pensi?
«Io ho un vantaggio, faccio questo mestiere da tanto tempo e non voglio leggere le notizie di nessuno, mi piace anticiparle. La tendenza di oggi è che il giornale sportivo debba parlar bene di tutti, al contrario il giornale dovrebbe dar voce a una parte e all’altra. Ormai ci si limita a dire al tifoso quello che vuole sentirsi dire».
I grandi capi del calcio dicono che bisogna trovare soluzioni immediate o il sistema crollerà…
«Non ho grande fiducia nei grandi capi del calcio, sono competenti sul presente ma non capiscono il cambiamento».
Altri “grandi capi” dicono che il calcio vada cambiato, velocizzato, perché i giovani si annoiano e scappano.
«Non bisogna andare troppo incontro alla gente, la gente va educata. Oggi i tifosi fanno propaganda da soli, si dicono le cose tra loro, invece dovrebbero essere stimolati».
Perché in un mondo che ormai ha sdoganato ogni genere di rapporto, nel calcio resiste il dogma dell’eterosessualità?
«Ah, guarda, reggerà sempre di più. Un tempo dipendeva dal fatto che il calcio era una Repubblica di destra, oggi invece i giocatori badano alla convenienza, la sincerità è scomoda e divisiva, preferiscono evitare problemi e incassare denaro».
È vero che vai a dormire all’alba?
«Mi addormento alle 7 del mattino e mi sveglio alle 16 con la prima radio che mi chiama, un vecchio vizio conseguenza del mio mestiere. Del resto un tempo i quotidiani chiudevano alle 4 e lì iniziava la giornata: si giocava a carte, si parlava di politica o di calcio, tornavo a casa alle 7. Ti dirò, mi è costato un matrimonio, poi ho trovato una nuova moglie nell’ambito del giornale e ha funzionato, siamo insieme da 43 anni».