L’ex Napoli è sempre stato impegnato nel sociale. Salvatore Falco, Arci Mediterraneo: «Ascoltava ogni storia che gli veniva raccontata, aveva tempo per tutti».
The Athletic dedica un pezzo alla “gentilezza di Koulibaly” ricordando i tanti gesti per il sociale dell’ex difensore del Napoli. Lo fa intervistando Salvatore Falco, responsabile delle relazioni con i media di Arci Mediterraneo, organizzazione napoletana che si prende cura di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Falco ha conosciuto il Koulibaly benefattore.
«Era come se avessero incontrato un eroe, un grande leader. Nessuno di importante si era preso cura di loro come Kalidou».
Quando Falco ha contattato per la prima volta Kalidou, il senegalese aveva già stato autore di gesti importanti, come quando aveva donato cappotti ai senzatetto. Falco lo descrive come sempre spontaneo, privo di guardie del corpo a vegliare su di lui.
«Non gli importava. Si sentiva a casa a Napoli. Abbiamo avuto alcuni problemi, alcuni casi in cui ai giocatori hanno rubato le loro auto. Ma non è mai successo a Koulibaly».
Arci Mediterraneo gestisce anche una squadra di calcio per migranti e anche loro hanno ricevuto aiuti da Koulibaly, che ha fornito palloni da calcio e borse per consentire ai ragazzi di giocare. Ha fatto anche visita alla squadra, in occasione della Giornata internazionale dei migranti, il 18 dicembre. The Athletic riporta il discorso fatto ai calciatori, parole che illustrano bene “chi è l’uomo Koulibaly e che cosa rappresenta”.
«Non parlo spesso in pubblico. Sono più un tipo da fatti. Quello che posso dire è che voi siete più potenti di noi calciatori professionisti perché al nostro livello non sperimentiamo gli stessi problemi che avete voi. Abbiamo sperimentato il razzismo ma non al vostro livello perché non avete il potere di far sentire la vostra voce ed essere ascoltati come invece possiamo fare noi. Possiamo andare in tv. Siamo più fortunati perché se siamo vittime di abusi razzisti, vado in tv e ottengo 10 volte più copertura, sono conosciuto. Voi non avete il potere che ho io. Ecco perché mi batto contro la discriminazione che subite. Uso la mia voce per parlare a vostro nome perché se non avete una voce è mio obbligo parlare, è un mio diritto. Non penso a me stesso. Fa male quando sono vittima di abusi razzisti, certo che lo fa. Ma le persone che non hanno voce, che non vengono ascoltate e vengono maltrattate… nessuno dice nulla al riguardo. Piuttosto, viene detto loro:’ ‘Dai, non piangerci. Potrebbe andare peggio. Che vuol dire che potrebbe andare peggio? Per me potrebbe essere peggio, vero. Ma per questi ragazzi non credo che potrebbe andare peggio. Hanno affrontato un viaggio molto più difficile di me e ne so un bel po’. Ho amici africani che hanno vissuto lo stesso, ma è un viaggio che nessuno di noi può nemmeno immaginare. Devi ascoltare le loro storie per credergli. Ho degli amici che ci hanno provato. Non l’ho fatto perché i miei genitori si sono trasferiti in Francia. Si sono trasferiti per un lavoro. Era più facile per loro. Ma questi ragazzi che hanno dovuto fuggire qualcosa o venire perché sognano di avere una vita come la nostra, onestamente mi ha sorpreso. Li ammiro perché hanno preso una strada che non riesco nemmeno a immaginare. Ho avuto la fortuna di andare a scuola. I miei genitori mi hanno dato un buon inizio nella vita. Non vengo da una famiglia ricca. Avevo quello di cui avevo bisogno e continuo a ringraziarli per questo. Ecco perché combatto per questi ragazzi che non hanno la fortuna di avere la mia voce. Spero che la squadra continui a fare un buon lavoro, spero che col tempo la squadra cambi. Cosa intendo per cambiamento? Voglio dire che alcuni dei giocatori spera di arrivare in situazioni più grandi e migliori rispetto a quelle in cui si trovano oggi. Auguro loro tutto il meglio nella vita perché fanno parte della stessa società di cui faccio parte io».
Prima di lasciarli promise loro che non li avrebbe persi di vista:
«Voglio sapere come vanno le cose».
Pochi mesi dopo arrivò un altro furgone pieno di equipaggiamento da calcio, ma furono le sue parole ad avere più impatto. Falco, che era presente a quell’incontro, racconta:
«Kalidou non parlava come un giocatore di football, era come un rivoluzionario o un profeta. Ascoltava ogni storia che gli veniva raccontata, aveva tempo per tutti. Un bravo ragazzo. Non è normale incontrare uno come lui».
The Athletic racconta i tanti gesti di beneficenza fatti da Koulibaly. L’invio in Senegal di ambulanze, barelle e attrezzature ospedaliere, ad esempio, o la visita in ospedale al 12enne senegalese che a causa di un incendio ha dovuto sottoporsi ad un intervento per le diffuse ustioni.