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Coppa Davis, Zugarelli: «Per vincere non conta l’amicizia ma il rispetto di ruoli e gerarchie»

Al Corriere dello Sport. «Voiandri ha dei purosangue, deve essere bravo a creare una situazione armoniosa. Per me la Nazionale era ragione di vita»

Coppa Davis, Zugarelli: «Per vincere non conta l’amicizia ma il rispetto di ruoli e gerarchie»

«L’Italia può vincere la Davis, ma possiamo ancora chiamarla così? La nostra Coppa Davis negli anni 70 aveva un altro significato ed era concepita diversamente, ora è stato tutto stravolto. Dal punteggio (si giocava al meglio dei cinque set e per un anno intero, ndr) alle convocazioni, fino al fattore casalingo. Ora in 20 giorni si chiude».

Così comincia l’intervista al Corriere dello Sport di oggi di Tonino Zugarelli, uno che la Coppa Davis l’ha alzata nel 76 in Cile, ancora sotto la dittatura di Pinochet, con Panatta, Barazzutti e Bertolucci. È l’unica Coppa Davis vinta dall’Italia. Di seguito un estratto delle sue parole.

«I giovani tennisti di oggi sono diversi dalla nostra generazione. Il nostro obiettivo primario della stagione era uno: giocare con la Nazionale. Parlo per me, era la cosa più importante. Io quando mettevo la maglia della Nazionale mi trasformavo. Avevo una motivazione e una forza interiore che non trovavo negli altri tornei, nemmeno a Parigi o a Wimbledon. Era la priorità, una ragione di vita. È ancora così? Voglio credere di sì trattandosi del tricolore. Noi non avevamo una grande amicizia che ci legava. Ma tutti erano coscienti del proprio ruolo, delle gerarchie e del proprio spazio. Questo era il nostro segreto. Non so che rapporti abbiano all’interno del gruppo, se amichevoli o con qualche frizione. Da fuori mi sembrano abbastanza affiatati. Noi eravamo molto nazionalisti, in casa non perdevamo mai. Abbiamo giocato quattro finali fuori dall’Italia, altrimenti ne avremmo vinte altre tre di Davis».

Zugarelli, quella attuale è l’Italia più forte di tutti i tempi?

«Per come è impostata la Davis adesso non siamo competitivi, di più. Abbiamo due giocatori che valgono i primi 10 al mondo (Sinner e Berrettini, ndr) quindi se scendono in campo come sanno fare non ci saranno troppi problemi. Siamo i favoriti con questa formula. Voiandri ha dei purosangue lì, quindi con la sua esperienza può dare un supporto notevole. Conta il rendimento dei giocatori, lui deve essere bravo a creare una situazione armoniosa. Questo conta»

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