È successo ieri sera contro il Celtic. Come ha detto a Condò: «Avere le squadre molto ben organizzate in fase d’attacco non so se è un vantaggio». Un rivoluzionario a Madrid
Leggenda vuole che una volta, a Trigoria, chiesero a Falcao (brasiliano che preferiva il pragmatismo all’estetica fine a sé stessa) se sapesse palleggiare lungo tutto il campo avanti e indietro. Paulo Roberto accettò la sfida, percorse il terreno di gioco senza mai far toccare il pallone a terra dopodiché si fermò e disse: «Ma non è così che si vince». È superfluo ricordare che in quella squadra militava anche Carlo Ancelotti.
Ieri sera – come ricordato dall’edizione on line di Rivista Undici (con tanto di video) – il Madrid ha vinto 3-0 sul campo del Celtic e il terzo gol lo ha segnato in un modo che potremmo definire poco ancelottiano. Hazard ha segnato dopo che il real ha tenuto palla per un minuto e 36 secondi di fila e ha collezionato 33 passaggi consecutivi.
Eppure il terzo gol conferma ancora una volta l’assoluta assenza di preconcetti nel calcio dell’unico tecnico ad aver vinto quattro Champions. Nell’intervista a Paolo Condò (assolutamente da vedere) Ancelotti esprime concetti molto interessanti e assolutamente démodé (ne parleremo) e dice anche: «Fai il vestito con la stoffa che hai. E – riferendosi al Real – io ho una bella stoffa eh».
Ancelotti da sempre teorizza che si può fare gol anche in quattro tocchi, che non sta scritto da nessuna parte che bisogna toccare la palla venti volte per poi tirare, Eppure lui sa com si fa. Le sue squadre debbono saper far tutto. Saper fare possesso ma anche pressing, accelerazioni, il tanto bistrattato contropiede. Tutto il contrario della tanto celebrata identità. Sempre a Condò risponde alla domanda del perché non esista l’ancelottismo a differenza del guardiolismo, del kloppismo, del cholismo.
«Sì penso che l’ancelottismo non esiste perché questi allenatori che hai citato creano un’identità ben precisa e per quello il loro calcio viene identificato con un nome. L’ancelottismo è il camaleontismo? Sì, non mi vergogno di difendere nella mia area se dopo hai la possibilità di fare un contropiede ben fatto, con passaggi, perché no. Io credo che i successi di quest’anno del Real Madrid sono arrivati col gioco basso che è iniziato con la partita con lo Shakhtar. Dopo le due sconfitte con Sheriff e Espanyol c’è stata la pausa e durante la pausa ho parlato con diversi giocatori e abbiamo parlato e abbiamo trovato la soluzione nelle patite che sarebbero seguite – la prima era con lo Shakhtar – nell’avere un blocco più basso: difendere meglio e sfruttare di più la velocità in contropiede. E da lì, con lo Shakhtar abbiamo vinto 5-0 (lo Shakhtar, dice, è anche la squadra ideale, fanno possesso possesso), e da lì abbiamo fatto nove dieci vittorie di fila con un blocco basso. Non stavamo a preoccuparci di andare a pressare a tutto campo».
Di anche, a proposito del sempre presente confronto con Guardiola:
Le squadre di Guardiola sono molto ben organizzate ma io credo non tutti vogliono le squadre molto ben organizzate. Perché la organizzazione la puoi avere, la devi avere in fase difensiva. In fase offensiva se ti leggono bene è molto più facile. Se io volessi fare il Real Madrid organizzato dovrei dire a Benzema: “senti tu devi fare il delantero sempre, devi fare il centravanti, non devi andare a sinistra perché a sinistra c’è Vinicius”. Ma se il genio Benzema pensa che a sinistra può creare qualcosa di positivo per la squadra… (e qui fa il classico gesto italiano come a dire “che problema che c’è?”). Perdiamo un po’ di organizzazione? Sì. Ma ne acquistiamo in creatività, imprevedibilità. Io distinguo bene. Nell’assetto difensivo l’organizzazione dev’essere perfetta e maniacale. Perché quando non hai la palla se non sei ben posizionato vuol dire che non sei attento. Con la palla, invece, se mi leggono. Se io ho sempre Modric sulla tre quarti, lo leggono. Ma Modric si sposta, va a sinistra, va a destra. A volte Kroos va in mezzo ai due centrali. Sono indicazioni che tu dai ma non è (e fa con le mani il gesto dei paraocchi). Lo decidono loro. Avere le squadre molto ben organizzate in fase d’attacco non so se è un vantaggio.
33 – There were 33 uninterrupted passes in the build-up to Eden Hazard’s 🇧🇪 goal this evening; since 2003-04 (as far back as data is available), this is the most in the build-up to any of @realmadriden‘s 434 goals in the Champions League in this period. Waltz. pic.twitter.com/zzcG3ME7Vd
— OptaJose (@OptaJose) September 6, 2022
In queso pensiero fluido ci sta il gol in contropiede come ci sta il gol dopo 33 passaggi consecutivi. È il calcio non cerebrale. È il calcio non ideologico. È il calcio non identitario. Oseremmo dire: è il calcio intelligente. Perché poi nella vita l’intelligenza ti salva spesso.
Il gol dell’1-0 di ieri sera contro il Celtic è infatti avvenuto in modo opposto. Ripartenza, fuga di Valverde sulla destra, crosso al centro e Vinicius la mette dentro. Il Madrid ieri sera ha segnato tre gol senza Benzema. Era il Celtic. Ma il Madrid lo scorso anno, a settembre, era una squadra in cerca di sé stessa. Con Ancelotti ha trovato un centro di gravità e ha imparato che si può giocare in modi diversi nella stessa partita. Non è ancora vietato.