Il Fatto intervista lei e sua figlia: «Per strada ci chiedono in continuazione i selfie. Facciamo volontariato in carcere». Su Netflix il documentario su loro due
Il Fatto Quotidiano intervista Stefania Nobile e sua madre, Wanna Marchi, le televenditrici più famose d’Italia, finite nei guai giudiziari dopo lo scoop di Striscia la Notizia legato all’attività televisiva di numeri “magici”, numeri vincenti per il Lotto, amuleti, sali da sciogliere in casa e altre storie. Sono state condannate in via definitiva a nove anni di carcere.
Il quotidiano riporta la dichiarazione di Wanna Marchi che rappresenta la filosofia delle due donne:
«I coglioni vanno inculati».
Da ieri, su Netflix, è in onda la serie dedicata alla loro storia, in quattro puntate: Wanna. Dicono che tutto sommato è fatta bene, anche se ci sono testimonianze false.
Wanna: «A un certo punto l’avvocato della parte civile sostiene che il mio legale mi ha invitato a piangere davanti al giudice; barbone di merda! Lo porto in tribunale».
Quando viene ricordato alle due donne che si è parlato anche di camorra, nel loro caso, risponde Stefania:
«Ma per favore! Tutto nasce dai servizi di Striscia la Notizia spinti dal marchese (intende il marchese Attilio Capra De Carrè, morto, già iscritto alla P2 e con interessi nell’ambiente televisivo: con lui avevano un contratto); comunque l’obiettivo principale era colpire noi per poi sconfiggere le tv commerciali».
Il marchese lo avete abbandonato, quindi si è vendicato…
Stefania: «Non si voltano le spalle a chi ti dà 100 milioni ogni mese. Questo era il mio stipendio».
Nella serie parlate di miliardi al mese…
«Sì, ma in altre occasioni».
Sempre Stefania Nobile torna sull’affare “coglioni”.
«Come li definite quelli che acquistano i biglietti delle lotterie istantanee? Rispondo io: coglioni. Ed è un continuo non solo sulle lotterie, pure nelle bollette. Coglioni e basta».
La Nobile in passato ha dichiarato: “I soldi mi hanno fatto male”. Spiega:
«È come se uno vive un’esistenza normale e poi all’improvviso vince al Superenalotto: cambia la testa, la quotidianità; cambia l’approccio».
Ha speso 2 miliardi in orologi.
«Avevo pure sette macchine, vestiti, gioielli, viaggi; gli orologi me li hanno rubati».
Oggi sono volontarie nelle carceri, si dicono cambiate. Sempre Stefania spiega:
«La vita passata non mi appartiene, oggi non venderei più sale e amuleti».
Sognano continuamente il carcere, ma non lo definiscono un incubo. Piuttosto «un passaggio di vita».
Di cosa avete paura? Sempre Stefania:
«Della mia malattia (artrite reumatoide): sono invalida al 100% con tre operazioni. Ho anche il pass per il parcheggio invalidi. L’altro giorno ho litigato con una dottoressa: mi ha urlato “si vergogni”».
Vi fermano per strada?
«Ci chiedono in continuazione dei selfie».
Vivete da agiate? Stavolta risponde Wanna:
«Senza esagerare; in realtà hanno provato a ucciderci, ma non ci sono riusciti».