Ha abbassato il baricentro, ha abbassato la linea di pressione. Non è il gioco di Gasp ma il tecnico si sta adattando agli uomini che ha
Com’è cambiata l’Atalanta di Gasperini
La partita vinta sulla Fiorentina ha portato i bergamaschi in testa alla classifica (a pari merito col Napoli). Quella presentata da Gasperini in questa stagione è una versione diversa dell’Atalanta rispetto a quella alla quale eravamo abituati fino a poco tempo fa e la sfida alla squadra di Italiano ha confermato questa tendenza.
Contro i viola Gasperini ha presentato una formazione che ha difeso più vicina alla propria porta (43.91 metri il baricentro medio sul possesso avversario), pronta poi a ripartire in contropiede.
L’idea base era quella di abbassare la propria prima linea di pressione, mantenendo l’aggressività sull’uomo all’interno della propria metà campo. Già in altre partite si era notata questa tendenza da parte dei nerazzurri.
Contro la Roma di José Mourinho, ad esempio, Gasperini aveva preparato un’altra partita accorta, chiedendo al blocco difensivo di chiudere i corridoi centrali schermando le linee di passaggio verso i due trequartisti giallorossi (Zaniolo e Pellegrini).
Un po’ di numeri
Se guardiamo poi gli indici che misurano il pressing, notiamo come dal punto di vista del PPDA (Passes allowed Per Defensive Action, una metrica che misura il pressing di squadra) il dato fra il campionato 2021/22 e l’attuale sia rimasto sostanzialmente invariato (9.87 contro 10.98) ma anche come si sia ridotta l’efficacia della pressione alta della squadra misurata attraverso la del Build-up Disruption, cioè il dato percentuale che quantifica l’efficacia dell’azione di pressing sul possesso avversario. Nello scorso campionato il dato atalantino era di +4.24%, mentre ad oggi è di -0.09%.
In generale, l’Atalanta concede meno: 0.91 xGA (Expected Goals Against, cioè i gol che avrebbe dovuto subire) di media a partita contro 1.23 dello scorso anno, anche se l’impressione è quella di una formazione undici non ancora completamente calata nella parte. La squadra sembra dipendente dagli errori di mira degli avversari più che dalla propria capacità di dettare il contesto senza palla, come accadeva negli anni scorsi.
È vero che contro la Fiorentina gli uomini di Gasperini hanno prodotto più degli avversari (1.47 expected goals, cioè i gol attesi, contro 0.55) ma, con la Roma (0.21 contro 2.49) o il Milan (0.74 contro 1.26 dei rossoneri), pur totalizzando quattro punti hanno creato meno occasioni.
Le scelte di Gasperini
La scelta di un atteggiamento più prudente dipende dalle caratteristiche della rosa a disposizione di Gasperini. Nel corso degli ultimi anni la squadra di Bergamo ha perso gli uomini che erano in grado di aprire difese posizionali basse (Papu Gómez e Iličić) senza trovare dei sostituti validi (il progetto Boga è naufragato per problemi tattici mentre Malinovskyi e Miranchuk non si sono rivelati all’altezza dei partenti) e ha visto via via ridursi il livello qualitativo dei propri quinti (passando dai vari Castagne e Gosens a Hateboer, Mæhle, Zappacosta e Soppy), elementi che sono sempre risultati vitali nel gioco di Gasp (come non ricordare i tanti gol di uno dei laterali su assist dell’altro?).
A proposito della qualità degli attuali esterni, non è un caso che l’allenatore atalantino abbia a volte cambiato l’assetto base della squadra, rinunciando alla difesa a tre per quella a 4 del 4-2-3-1.
Le caratteristiche della rosa
I nerazzurri hanno mantenuto le loro storiche caratteristiche di atletismo e fisicità, ma hanno cambiato le qualità tecniche dei giocatori in rosa.
La rosa attuale è infarcita di incursori (Éderson, Pašalić) e contropiedisti (Lookman) o, comunque, di riferimenti offensivi che si esprimono al meglio quando trovano campo aperto davanti. La squadra è più veloce e diretta in fase di possesso (7.26 secondi il tempo medio per azione offensiva, 2.75 il numero di passaggi) anche se mantiene gli stessi principi di gioco, cercando di risalire il campo tramite i quadrilateri laterali composti da difensori centrale, mediano, esterno e trequartista di parte nel 3-4-2-1 o da terzino, interno di centrocampo, ala e numero 10 nel 4-2-3-1.
In Højlund inoltre i lombardi hanno aggiunto alla squadra un riferimento centrale sul quale appoggiarsi per risalire il campo contro avversari che vengono a pressare alta l’Atalanta.
Il nuovo atteggiamento serve alla squadra per ovviare al problema del gol perduto, del quale aveva parlato lo stesso Gasperini alla Gazzetta prima dell’inizio di questo campionato quando ha dichiarato che
«globalmente abbiamo perso la capacità di attaccare gli ultimi 16 metri, i più importanti».
Arretrando il baricentro della squadra l’Atalanta cerca ora di trovare un modo per agevolare la propria fase offensiva.
Vedremo più in là nel corso della stagione se questo nuovo comportamento tattico resterà o se tornerà una versione maggiormente attiva dell’Atalanta anche in fase di non possesso.
Le recenti dichiarazioni di Gasperini («nel girone di ritorno dello scorso anno, non siamo stati prolifici come in passato e abbiamo pagato dazio. Questo non andava bene e, per ambire a posizioni importanti, dovremo tornare ad essere più offensivi») danno l’idea di un allenatore che non sembra troppo convinto della strada intrapresa e che ha dovuto fare di necessità virtù per venire appunto incontro ad una rosa diversa da quella delle annate precedenti.
In questo senso, Gasp ha mostrato la capacità di adattarsi al materiale a disposizione. Non è però da escludere che, alla prima occasione (leggasi prossime sessioni di mercato), il tecnico di Grugliasco provi a chiedere giocatori più funzionali alla sua idea di calcio.