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Djokovic e gli Australian Open, atto secondo: “Senza visto non può entrare”

Il serbo espulso l’anno scorso non può richiedere il visto per tre anni. Il torneo si smarca: “Tocca al nuovo governo annullare il divieto”

Djokovic e gli Australian Open, atto secondo: “Senza visto non può entrare”
Roma 12/05/2022 - Internazionali BNL d'Italia / foto Imago/Image Sport nella foto: Novak Djokovic ONLY ITALY

Nole Djokovic e gli Australian Open, ci risiamo. E’ passato un anno dalla telenovela della “deportazione” del serbo dall’Australia, e non è cambiato quasi nulla. Gli organizzatori dello Slam australiano hanno già alzato le mani: non aiuteranno il serbo a ottenere il visto per entrare in Australia. E’ una questione governativa. E poi hanno aggiunto che però i giocatori russi e bielorussi sono liberi di partecipare.

Il direttore del torneo, Craig Tiley, ha passato la pratica al piano di sopra, al nuovo governo laburista. Tocca a loro decidere se annullare il divieto di visto di tre anni che pesa sulle spalle di Djokovic, dopo il tentativo fallito di entrare nel Paese da non vaccinato l’anno scorso. “Non è una questione su cui possiamo fare pressioni”, ha detto Tiley. “Novak e il governo federale devono risolvere la situazione e poi seguiremo tutte le istruzioni. È una questione tra loro due”. “Ho trascorso un po’ di tempo con Novak alla Laver Cup”, ha aggiunto Tiley. “Ha detto che ovviamente gli piacerebbe tornare in Australia, ma sa che sarà una decisione per il governo federale”.

Il divieto automatico di visto di tre anni può essere revocato solo da alti funzionari. Il mese scorso, su un quotidiano australiano è apparso un articolo in cui si diceva che probabilmente gli sarebbe stato dato il via libera dal governo laburista, entrato in carica alla fine di maggio. Ma non ci sono stati ulteriori sviluppi da allora.

Nel frattempo, gli Australian Open hanno deciso di accettare i giocatori russi e bielorussi da neutrali. Le stesse condizioni applicate da tutti i tornei dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, ad eccezione di Wimbledon e degli altri tornei sull’erba inglese.

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