È l’uomo più pericoloso, provoca rigori, ammonizioni. Eppure ieri è stato servito poco. Giusto non passare solo attraverso di lui, ma va coinvolto di più
Trentatré palloni. Tanti ne ha toccati Kvaratskhelia nella partita di ieri contro la Cremonese. Pochi. Pochissimi visto che il georgiano ha giocato tutto l’incontro. Non è stato sostituito. Per avere qualche termine di paragone, Raspadori – che è uscito al 72esimo sul punteggio di 1-1 – ne ha toccati cinquantatré (53). Politano, uscito nello stesso momento, ha potuto gestire il pallone cinquanta volte. Insistiamo: tra gli undici titolari, Kvaratskhelia è il calciatore del Napoli che per meno volte ha avuto il pallone tra i piedi. Soltanto Meret (27) ha fatto peggio. Ma Meret nella vita fa altro, para. Ed è importante che sulla stessa fascia Mario Rui ne ha toccati 74, più del doppio rispetto a Kvara.
Se il calciatore di più talento del Napoli è il calciatore che tocca meno palloni, a nostro avviso qualcosa può essere corretto. Ci sono anche aspetti positivi, e cioè che il Napoli – a differenza degli ultimi dieci anni con Insigne – non ha più percorsi obbligati, non deve a tutti i costi passare per la fascia sinistra. Se il Napoli insistesse solo su Kvaratskhelia, persino il georgiano diventerebbe prevedibile e rischierebbe anche di ingolfarsi nel tentativo di trovare sempre la giocata risolutiva. Tra l’altro ieri ha dimostrato che sa essere pericoloso anche da destra. Ma lo sarebbe anche da centravanti, mediano, terzino. Una volta tanto siamo per una ragionevole via di mezzo: non tutti i palloni devono finire a lui ma se non fosse il calciatore di movimento più estraneo al gioco, sarebbe meglio.
È dall’inizio della stagione che assistiamo a uno strano rito attorno a Kvaratskhelia. Anche ieri, in conferenza stampa, Spalletti lo ha elogiato per ricordargli che passa poco il pallone. Ieri lo ha fatto e Lozano ha segnato. Del collettivismo del signor Luciano (il Lobanovski di casa nostra) abbiamo scritto. La sua concezione di gruppo non ammette deroghe. È ammirevole e affascinante allo stesso tempo.
Ci permettiamo però di ricordare (ma lui già lo sa, ovviamente) che non siamo tutti uguali. Il talento esiste e nel caso di Kvara non ci sembra che si possa parlare di genio e sregolatezza. È talento e applicazione. I risultati si vedono. I palloni toccati da Kvaratskhelia hanno una probabilità più alta di diventare pericolosi per le difese avversarie. Ieri, sullo 0-0, la partita l’ha sbloccata il calcio di rigore conquistato da Kvicha. Come peraltro era già avvenuto a San Siro dove da solo ha costretto Pioli a cambiare mezza difesa. E come accaduto a Glasgow dopo che Zielinski aveva sbagliato due rigori di fila. Politano ha calciato e realizzato tre rigori tutti procurati da Kvara.
Aggiungiamo che il primo pareggio a Verona lo ha realizzato lui. Che contro il Monza la partita l’ha sbloccata lui con quel missile che provocò la gelosia social di Insigne. A Roma contro la Lazio il gol del vantaggio l’ha segnato lui che nel primo tempo diede la scossa con quella straordinaria azione che terminò col palo.
Non tutti i momenti decisivi passano da Kvaratskhelia. Ma tanti sì. Senza intaccare la sacralità del gruppo, e senza tornare (come detto) ai percorsi obbligati, a noi pare degno di menzione che il più talentuoso, il più decisivo (a nostro avviso anche il più forte) risulti essere anche quello che tocca meno palloni. Anche perché ogni volta che ha la palla tra i piedi, può sempre procurarsi un’ammonizione che nel calcio di oggi equivale a una perdita grave per lo schieramento avversario. È un calciatore sovradimensionato per il campionato italiano, non c’è nulla di male nell’osservarlo. E sono interessanti anche le parole di Spalletti ieri in conferenza stampa: ha ragione l’allenatore toscano, Kvara viene picchiato per tutta la partita ed è poco tutelato dagli arbitri. Spalletti ha anche parlato di comportamenti poco corretti da parte degli avversari, senza specificare.
È un calciatore che intimorisce i rivali, che fa perdere il sonno agli allenatori delle altre squadre. Senza farne il divo o l’uomo copertina – che pure è, c’è poco da fare – sfruttarlo di più può solo giovare al Napoli. Godiamocelo a pieni polmoni. Anche perché, se non interverranno cataclismi, temiamo che giocherà in Serie A al massimo un’altra stagione.