È stato considerato un calciatore importante da tutti gli allenatori che ha avuto, da Emery ad Allegri passando per Deschamps. Forse paga semplicemente lo scotto di un maxi-stipendio
Nella serata di ieri i professionisti delle statistiche facevano notare che Adrien Rabiot ha segnato due doppiette in questa stagione. Quella di ieri – contro l’Empoli – era stata preceduta da quella al Maccabi Haifa. Prima dell’approdo alla Juventus, Rabiot aveva realizzato una sola marcatura multipla in carriera. Era il 2015 e il francese giocava al Paris Saint Germain. «Sbocciato», ha sentenziato Opta. E ad Opta sono seguiti fiumi di complimenti, sui social e in televisione.
2 – Adrien #Rabiot ha segnato 2 doppiette in questa stagione considerando tutte le competizioni: aveva realizzato una sola marcatura multipla in carriera in precedenza (nel 2015 con il PSG). Sbocciato.#JuveEmpoli pic.twitter.com/W4on8ztoyA
— OptaPaolo 🏆 (@OptaPaolo) October 21, 2022
Eppure, prima che «sbocciato» Rabiot era stato – e più e più volte – bocciato. Senza esse. L’aveva bocciato una parte della stampa, l’aveva bocciato il tifo bianconero. E forse perché il centrocampista ex Psg era praticamente rincorso dal suo maxi-stipendio da 7 milioni di euro annui, ottenuto grazie al trasferimento a parametro zero. Rabiot era diventato una specie di entità univoca con l’altro paperone che s’assicurò la Juve quell’estate, Aaron Ramsey: si potrebbe dire che «Rabiot e Ramsey» era l’equivalente bianconero del binomio «Grassi e Regini», cavallo di battaglia contro il Napoli di De Laurentiis per almeno un lustro. E se Ramsey non ha praticamente mai giocato, per il povero Rabiot, che invece ha giocato eccome, era diventato praticamente obbligatorio far seguire un’avversativa sul suo ingaggio anche al meno celebrativo dei complimenti: «sì, ha fatto una buona partita, ma guadagna sette milioni l’anno»; oppure «sì, è il meno peggio del centrocampo della Juve, ma quello stipendio…».
Ma se questo è – almeno in parte – comprensibile, visto che 7 milioni l’anno (sebbene l’offerta sia maturata in condizioni particolari) sono effettivamente troppi, questo non giustifica a non guardare l’altra faccia della medaglia: in Italia siamo bravi a far diventare i calciatori (e non solo) delle macchiette, ma per loro poi parla il campo. E la carriera. E quella del brutto anatroccolo Adrien Rabiot dice che è stato considerato imprescindibile da tutti gli allenatori che l’hanno avuto a disposizione finora: Emery al Paris Saint Germain (e in parte pure Blanc, anche se Rabiot era giovanissimo), e poi Sarri, Pirlo e Massimiliano Allegri alla Juventus. Lo stesso Sarri chiarì in tempi non sospetti di avere a che fare con «un giocatore forte forte». Ed è forse una delle poche cose in comune con Allegri che un anno fa, a pochi giorni dal suo ritorno in bianconero, si rivelò subito sorpreso dalle sue qualità: «deve fare 10 gol», disse. Come Ancelotti ha detto a Valverde.
Per non parlare della Nazionale: sono oramai due anni che Deschamps lo convoca regolarmente nella Francia – che non è il Mozambico – e Rabiot, per la maggiore, gioca titolare. Titolare in una squadra che può contare su gente come Kanté, Pogba, Camavinga, Tchouameni, Fofana, Tolisso, Moussa Sissoko. Mica seconde scelte.
Insomma, se Rabiot è considerato un calciatore importante da tutti gli allenatori che l’hanno allenato, se Rabiot è arrivato a guadagnare i soldi che guadagna, se Rabiot è stabilmente un titolare della Nazionale francese, se i suoi compagni di squadra ed ex compagni di squadra (vedi De Winter) hanno solo parole d’elogio per le sue qualità, non è che forse forse Rabiot non è scarso come l’hanno dipinto? Ai posteri l’ardua sentenza.