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Maurizio Costanzo: «Rischiai una denuncia per adulterio, mi salvò la prova del letto caldo…»

A Sette: «Il denaro mi serve per vivere bene, ma non lo spreco. Con i primi guadagni ho comprato una Porsche. Non arrivavo ai pedali. Dal 1976 non guido più»

Maurizio Costanzo: «Rischiai una denuncia per adulterio, mi salvò la prova del letto caldo…»

Su Sette, settimanale del Corriere della Sera, una lunga intervista a Maurizio Costanzo. Ha scritto – con Valerio de Filippis – un libro sugli oggetti una volta comuni e ora dimenticati: dai soldatini giocattolo agli elenchi telefonici. Si intitola “Smemorabilia/Catalogo sentimentale degli oggetti perduti”, è edito da Mondadori. Nell’intervista ne parla ma racconta anche la sua vita e la sua carriera. A partire dalla cattiveria nelle interviste.

«La cattiveria è anche rispetto verso l’intervistato. La cattiveria è curiosità, voglia di tirar fuori la verità da chi non vorrebbe dirla. Comunque, all’inizio il potere è euforizzante. Ora il mio rapporto si è molto ridimensionato: il vero potere è diventato la salute. Pensiamo alla pandemia, alle quarantene, ai lockdown».

Rapporto col denaro, con la ricchezza?

«Non ho mai voluto arricchirmi per il gusto di arricchirmi. Ho maneggiato somme anche ingenti. Ma alla fine il mio rapporto col denaro è minimo. Mi serve per vivere bene. Ma ne ho rispetto. Non lo spreco, non subisco il fascino dell’accumulo, non ho mai investito in speculazioni. Ho anche bruciato molti soldi proprio per il teatro Parioli e la sua gestione. Una volta dovetti vendere casa per ripianare i debiti. Ma riperderei volentieri quel denaro. L’amore
infinito per il teatro, lo so, è un vizio costoso».

«Non ho mai voluto arricchirmi per il gusto di arricchirmi. Ho maneggiato somme anche ingenti. Ma alla fine il mio rapporto col denaro è minimo. Mi serve per vivere bene. Ma ne ho rispetto».

Altri vizi, per esempio automobili?

«Con i primi guadagni mi comprai una Porsche. Non arrivavo nemmeno ai pedali. La usai pochissimo.
Poi una MG e un’altra Porsche. Chissà perché, poi… non sono mai stato un vero appassionato di auto potenti. Ora, per fortuna mia e degli automobilisti romani, non guido più dal 1976».

«Con i primi guadagni mi comprai una Porsche. Non arrivavo nemmeno ai pedali. La usai pochissimo».

La memoria ha qualche pregio? Costanzo risponde:

«Sa cancellare alcune cose. La vita è piena di appuntamenti mancati. Quelli più amari li ho dimenticati».

Cosa dimentica più facilmente nella vita quotidiana?

«Le chiavi di casa. Ho risolto non portandole più. Suono e mi aprono, a casa c’è sempre qualcuno».

Veniamo alle Smemorabilia. Partiamo dall’infanzia, dai soldatini di piombo.

«Una meraviglia. Ci giocavo tanto, era il tipico passatempo adatto a un figlio unico come me. Battaglie infinite senza nemmeno una goccia di sangue. Interi battaglioni schierati, contro quelli del vicino di casa, stesi sui pavimenti gelidi. Cresciuto, sono passato al Monopoli. Più adatto al mio carattere».

E gli elenchi telefonici?

«Un reperto pre-digitale. Non era previsto il diritto alla privacy, se avevi un telefono eri schedato e mappato con la via. Georges Simenon li usava aprendoli a caso per dare nomi ai suoi personaggi di fantasia».

I microfoni d’acciaio della Radio di un tempo…

«Un feticcio a cui sono molto legato. Imponenti, impegnativi ma bellissimi. Costringevano a una maggiore concentrazione. Oggi sono invisibili e vai a ruota libera. Senza quel feticcio che ti frenava, dici un po’ tutto quello che ti capita e si rischia così il disastro».

Addio anche al pranzo della domenica.

«Chi ne nega il fascino, nega un pezzo di vita: occasioni belle, piene di calore, parenti che arrivavano in visita, il senso pieno della famiglia che forse si è perso».

Nel libro di Costanzo si parla anche di adulterio. È davvero sparito?

«Sparito come reato penale, come fenomeno violentemente osteggiato. Decenni fa ebbi una storia con una donna sposata. Il marito sporse denuncia, arrivarono i carabinieri. Per fortuna eravamo vestiti. Fecero la famosa prova della mano sotto le lenzuola per vedere se il letto fosse caldo. La prova fallì, niente denuncia. Rimasi a piede libero. Che follia… Oggi l’adulterio di un tempo è l’occasione per un sorriso di smemoria».

«Sono stato un corteggiatore tenace, insistere con garbo ma con determinazione può portare alla conquista. Senza mai, sia assolutamente ben chiaro, sfociare nella petulanza, nella barbarie della molestia».

C’è un capitolo sul corteggiamento. Finito anche quello?

«Tutto passa per il web. Ho l’impressione che oggi con i social la parola “detta” così funzioni meno. Il corteggiamento come lo intendo io si fa con la pazienza, le attenzioni, l’ascolto, nel far capire alla persona corteggiata che ti stai dedicando a lei in maniera esclusiva. Sono stato un corteggiatore tenace, insistere con garbo ma con determinazione può portare alla conquista. Senza mai, sia assolutamente ben chiaro, sfociare nella petulanza, nella barbarie della molestia».

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