Nega la superiorità del Napoli e i romanisti lo seguono come un profeta, ma la realtà lo inchioda: la Roma non gioca a calcio, specula sugli avversari
Mourinho, come Totò, riesce a vendere la Fontana di Trevi ai romanisti. Lo seguono come un profeta ma per ora si sta perdendo nel deserto.
Lui parla, gli altri ascoltano ma la realtà lo inchioda. La Roma non gioca a calcio, specula sugli avversari ed in maniera imbarazzante, è una continua rissa verbale ad ogni partita.
José, quo vadis? Oltre i municipi della capitale si sta delineando un bluff senza precedenti, una caricaturale propaganda di imprese e proclami che si inteneriscono di fronte ai microfoni del post partita negando la supremazia totale di Spalletti e del Napoli. Negando la scelta di rinunciare a giocare per buttarla, come sempre, in caciara. One man show, aizza popolo e comandante con un presidente “italiano oriundo” pronto a versargli sette milioni a stagione per fargli tenere vivo il fumo della gloria. Mourinho è intoccabile, crede alle sue parole evidentemente tanto da diventare macchiettistico nelle dichiarazioni.
Il Napoli ha calciato due volte in porta a suo dire ed i suoi seguaci gli credono, senza nemmeno porsi il dubbio di un’ennesima mistificazione tesa a nascondere i propri errori: scegliere di trasformarsi da Special One in concessionario di pullman turistici. D’altronde, parliamo sempre di colui che è riuscito addirittura a vincere una Conference League facendola passare per una leggendaria campagna di Gallia e dunque tutto gli è concesso anche di perdere, stentare in campionato, aggredire con il suo staff verbalmente gli arbitri.
In fondo a Roma sono felici, chi ha fede dorme sempre sonni tranquilli.