Alla Gazzetta: «Era un grande conoscitore di calcio e giocatori: al martedì già sapeva tutto della gara della domenica successiva».
Su Prime è in arrivo “Come un padre” un documentario dedicato a Carlo Mazzone, per la regia di Alessio Di Cosimo. Vi partecipano, tra gli altri, Guardiola, Baggio, Totti, Materazzi, Ranieri e anche Andrea Pirlo, che lo ebbe come allenatore al Brescia. La Gazzetta dello Sport intervista l’ex allenatore della Juventus.
«Veniva spesso considerato un allenatore vecchio stampo, ma aveva idee innovative. In quegli anni non erano tanti i tecnici che volevano giocare sempre la palla da dietro, avere possesso e iniziare l’azione. Noi lo facevamo, anche se non eravamo una grande squadra. Ti trasmetteva questa voglia di imporre il gioco, voleva dominare la partita. E poi era un grande conoscitore di calcio e di giocatori: già al martedì ti sapeva dire tutto della gara della domenica successiva».
Il loro rapporto, racconta Pirlo, è sempre stato ottimo.
«Abbiamo avuto un bellissimo rapporto sia in campo che fuori. Era molto simpatico, un romano verace, non aveva paura di dire le cose in faccia e non faceva sconti a nessuno. I giocatori erano parte della sua famiglia. Guai a toccargli qualcuno, eravamo veramente come dei figli. Lui ti dava grande protezione, ma tu dovevi restituirgli quello che chiedeva. Ed era un tipo esigente».
C’è qualcosa nel suo modo di essere allenatore che ha imparato da Mazzone?
«L’essere diretto con i giocatori, se qualcosa che non va si dice in faccia ai diretti interessati. Bisogna essere sinceri e autentici, come è stato lui, senza sotterfugi e bugie».
C’è qualcuno, tra gli allenatori di oggi, che ricorda un po’ Carletto Mazzone? Materazzi nel documentario lo accosta a Mourinho nel modo di fare gruppo.
«Mourinho non l’ho avuto, ma a dire il vero allenatori con il suo carattere in questo mondo non ne vedo, è difficile trovarne nel calcio di oggi. Prima una società era un ambiente molto più familiare, ora è dispersivo, c’è tantissima gente. È cambiato anche lo spogliatoio, una volta non c’erano i telefoni, si stava molto più insieme, si scherzava, ci si concentrava… Adesso si parla di meno e si pensa soprattutto ai social. Mazzone si sarebbe arrabbiato moltissimo, forse avrebbe sequestrato i telefoni…».