Alla Gazzetta: «Non c’erano cento telecamere come oggi. All’epoca nessuno parlava di salute mentale. Sono andato in terapia»

Ronaldo (il fenomeno). Quello vero, direbbero i maligni. Luis Nazario. Ronaldo brasiliano. Protagonista di un documentario di Dazn e intervistato dalla Gazzetta.
Un frame. Lei giovanissimo che intervistato dice che ha paura di farsi male. Un presagio?
Vengo da una generazione nella quale in campo picchiavano tanto. Madre mia. Le partite non erano come oggi che ci sono 15-20 telecamere, in un Clásico 60, al Mondiale mille. Oggi si vede tutto. Ai miei tempi i difensori ti minacciavano, ti sputavano, ti pestavano i piedi, ti picchiavano. Sono cresciuto come un sopravvissuto».
Parlando (nel documentario, ndr) con Roberto Carlos definisce i giocatori come gladiatori.
«Io mi sentivo esattamente così. Eravamo come dei guerrieri, ci buttavano nell’arena per vedere chi ne usciva vivo. La pressione che avevo addosso mi spingeva sempre più verso il basso e un ragazzo così giovane non sa come comportarsi, come affrontare cose tanto grandi. Oggi tutte le squadre hanno uno psicologo, noi eravamo soli, nessuno parlava di salute mentale. Ho fatto una gran fatica, e ho imparato tanto prendendo ceffoni da ogni parte. Due anni e mezzo fa ho iniziato a fare terapia e la cosa mi ha aiutato a capire meglio anche cosa ho sentito prima».
Parola di Ronaldo (il fenomeno).