Ne scrive il Corriere dello Sport. Sarri: «Il popolo laziale è un grande popolo, la civiltà con cui ti parlano non l’ho vista da nessuna parte»

L’edizione odierna Corriere dello Sport riporta le parole del tecnico della Lazio Maurizio Sarri.
«I laziali vengono in massa in trasferta, in casa facciamo 45 mila spettatori. Stanno rispondendo alla grande. Il popolo laziale è un grande popolo, la civiltà con cui ti parlano non l’ho vista da nessuna parte. Ho sempre detto di trovarmi bene. Qui mi è tornata la voglia di allenare. La Lazio ti entra dentro. All’esterno viene descritto qualcosa di diverso. Sono io a ringraziare i tifosi, non il contrario». Ha concluso con un omaggio alla storia, compreso l’invito a Lotito a perseverare nel tentativo di costruire lo stadio sognato da ogni tifoso biancoceleste. «Mi piacerebbe, prima di smettere di allenare, giocare con la Lazio una partita al Flaminio. E lo stadio dovrebbe essere intitolato a Maestrelli».
Sarri, scrive il Corriere dello Sport, torna a vestire i panni di capopopolo.
Non a caso, lo chiamavano Comandante. E’ fatto così. Sposa la causa. Ci si immerge totalmente e questa è l’avventura che dovrà portarlo a compiere una carriera, a cui manca ancora qualcosa. L’impresa modello Lazio di Maestrelli o Verona di Bagnoli, riadattate ai tempi moderni. Quella che non gli era riuscita, per poco, a Napoli. Tre anni di tempo, mica al primo colpo. O forse di più. Lotito, si sa, firma i contratti “sine die”, senza scadenza. C’è una corrispondenza di amorosi sensi con Mau. Gli ha affidato la bacchetta. Le esperienze con Chelsea e Juve, uno scudetto senza festa, lo hanno completato e arricchito. Ha conosciuto un altro calcio, devoto ai compromessi. Si è adattato, qualcosa ha preso, rivisto e portato alla Lazio, dove ha trovato una famiglia. Geniale, anzi decisiva, l’intuizione di Lotito. Senza le risorse dei grandi club, aveva una sola possibilità (dopo 17 anni e l’addio di Inzaghi) per tentare l’assalto al vertice: affidarsi alla saggezza di un maestro di calcio, assecondarne il progetto, condividerne la strategia. Mau è capace di migliorare i calciatori, cambiare una mentalità, tentare la rivoluzione. «Se l’allenatore si diverte, si divertono i giocatori durante l’allenamento. E se la squadra si diverte, finisce per divertirsi anche il pubblico.