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Sergio Rubini: «Mel Gibson un fanatico tirchio. Non volevo accettare i soldi, poi però il meccanico…»

Al Messaggero: « La fidanzata norvegese mi lasciò per lettera. L’amore l’ho trovato al mio paese. L serie tv? I film sono un’altra cosa»

Sergio Rubini: «Mel Gibson un fanatico tirchio. Non volevo accettare i soldi, poi però il meccanico…»
SERGIO RUBINI.Roma 18/01/2011 Photocall del film 'Qualunquemente'..Photo Zucchi Insidefoto

Sergio Rubini intervistato dal Messaggero. Parla di amore, di cinema, della nostra società. Pugliese di Grumo Appula dove poi ha incontrato la donna della sua vita. Suo il film sui fratelli De Filippo.

«E pensare che l’amore avevo iniziato a cercarlo a Oslo. Io fidanzato con una norvegese».

Si trasferì da quelle parti?

«Per un po’. Poi, tornando da un viaggio in Italia, all’improvviso mi fece trovare in aeroporto la lettera con cui mi lasciava. E basta. La donna della mia vita, per fortuna, l’ho trovata a Grumo Appula. Carla è la nipote di un’amica di mia madre. Me la ricordavo bambina – è più giovane di me di 17 anni – ma quando l’ho rivista per caso in un ascensore, ho ritrovato una donna. E non l’ho più mollata. Grazie a lei ho imparato a essere più attaccato alle mie cose e a uscire allo scoperto anche con le parole».

Le serie tv

Sergio Rubini: «Alcune sono fantastiche, ma il film come specchio della nostra vita è un’altra cosa».

È uno smanettone, o sul web ci sta il minimo indispensabile?

«Sono molto connesso, però mic rendo conto che se cerco un paio di scarpe subito dopo mi bombardano di offerte. Non faccio il bacchettone, ma quando uno come Putin, che mi fa orrore sempre e comunque, ci accusa di essere una società decadente che ha messo al centro della scena il mercato e non più l’uomo, penso che sia vero. E tutti noi lo sappiamo, ma nessuno fa niente».

È vero che Mel Gibson, che nel 2004 la scritturò per “La Passione di Cristo”, anni dopo le fece avere dei soldi in più?

«Per il film ci pagò pochissimo. Evidentemente, dopo aver guadagnato circa 700 milioni di dollari, con un po’ di senso di colpa spedì a me e a tutto il cast un assegno di diecimila euro, nel mio caso quasi quanto il compenso pattuito per il lavoro vero e proprio. Io con lui mi trovai male: troppo fanatico, troppo superficiale, troppo incline a mischiare il sacro con il profano. Quando arrivò l’assegno pensai anche di non accettarlo. E poi…».

Poi?

«Mi telefonò il meccanico: il cambio della macchina era da cambiare…».

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