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Ai Mondiali il potere diplomatico delle tribune vip: dove i dittatori si alleano

La Süddeutsche racconta l’Infantino mediatore: a Doha la “pace” tra al-Sisi e Erdoğan, ma anche tra Arabia Saudita e Qatar

Ai Mondiali il potere diplomatico delle tribune vip: dove i dittatori si alleano
Qatar's Emir Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani waves to the crowd as he arrives with FIFA President Gianni Infantino for the Qatar 2022 World Cup Group A football match between Qatar and Ecuador at the Al-Bayt Stadium in Al Khor, north of Doha on November 20, 2022. (Photo by KARIM JAAFAR / AFP)

“Lo sport deve unire”, dice il mantra retorico di quelli che non si fermano mai, di fronte a nulla. Olimpiadi, Mondiali… E infatti lo sport unisce eccome. Mette assieme i potenti del mondo, li stipa in una tribuna vip e li costringe a stringersi le mani. Fa sempre un certo effetto, perché spesso si tratta di gente abituati a bombardare i rispettivi Paesi, o almeno a provarci. Putin, almeno lui ebbe la folla coerenza di far finta di addormentarsi mentre sotto di lui, durante la cerimonia di apertura dei Giochi invernali cinesi, sfilava l’Ucraina che di lì a poco avrebbe preso ad attaccare.

Dopo quella esemplare messinscena, e la difficoltà del calcio di adeguarsi alla squalifica internazionale dei russi, tutta la stampa internazionale scrisse a ripetizione del rapporto incestuoso tra il presidente della Fifa e i peggiori dittatori del mondo. “Con una costante propensione alla codardia e al compromesso”, scrisse L’Equipe. “La Uefa e le altre grandi federazioni in Inghilterra, Francia, Italia e Sud America hanno tutte il dovere di liberare finalmente il calcio dall’ombra di Infantino”, ribadiva la Süddeutsche.

Oggi è lo stesso quotidiano tedesco – che per le nefandezze di Infantino ha una vera passione – a raccontare la nuova impresa politica del capo della Fifa ai Mondiali: piazzare tutti assieme a Doha nella saletta vip della partita inaugurale del Mondiale un po’ di pseudo-dittatori nemici, o almeno ex. Infantino è una sorta di sensale dei peggiori, insomma.

A Doha, per la prima volta, si sono incontrati il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. “I due stati sono in disaccordo dal 2013. Erdoğan era strettamente legato ai Fratelli Musulmani democraticamente eletti, Mohammed Morsi, e non voleva riconoscere al-Sisi, un militare, come suo successore”.

Il giornale tedesco sottolinea che “la sala VIP dello stadio dei Mondiali è stata più interessante della partita di apertura stessa. Perché nello stesso palco sedeva il principe ereditario e primo ministro saudita Mohammed bin Salman, che è stato avvistato con una sciarpa del Qatar, godendo dell’immunità per alcuni giorni, anche se la CIA presume che abbia ordinato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Il principe appena riabilitato sedeva accanto al boss della Fifa, l’emiro del Qatar e suo padre Hamad bin Khalifa al-Thani. Il potere unificante del calcio”

“Solo pochi anni fa questo incontro sarebbe stato inimmaginabile. Mohammed bin Salman era un nemico dei qatarioti. Nel 2017, l’Arabia Saudita ha avviato un embargo economico di tre anni e mezzo con l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein. Molte persone in Qatar erano certe che sarebbe scoppiata la guerra. E ora sono seduti lì, insieme, come padroni di casa della Coppa del Mondo”.

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