A Marca: «Non c’è un ambiente ostile o problemi con il pubblico, come in Europa. Abbiamo commesso qualche errore, ma siamo brave persone, accogliamo tutti»
Nella lunga intervista rilasciata a Marca questa mattina, il presidente del Psg, Nasser Al-Khelaifi, parla a lungo del Qatar, che ospita il Mondiale di calcio. Difende il suo Paese raccontandolo come un luogo inclusivo, in cui le porte sono sempre aperte a tutti, stranieri compresi. Anche se sono stati commessi degli errori, dice, i qatarioti sono brave persone. E si dice disturbato dal fatto che si parli tanto del Qatar senza conoscerlo fino in fondo.
Al Khelaifi parla del Mondiale in Qatar.
Pensa che la visione che si ha del Qatar sia distorta? Al-Khelaifi risponde:
«Non siamo perfetti, abbiamo commesso degli errori, come tutti gli altri, ma ci siamo sviluppati come nazione e società più velocemente di qualsiasi altra prima. Ciò che mi frustra è che la gente parli del Qatar e non sia mai stata in Qatar. Non capisco. Devi venire qui per vedere di persona: le persone, la cultura, le strutture, i valori, l’umiltà che abbiamo qui… Tutto il popolo del Qatar è orgoglioso e onorato di accogliere il mondo; aprono le loro case, i loro cuori, questa è la nostra cultura, questa è la nostra tradizione, questo è il popolo del Qatar. È nel nostro DNA accogliere le persone, aprire i nostri cuori e le nostre case al mondo intero. È una cultura diversa dall’Europa, dove in alcuni posti non è normale invitare qualcuno a casa tua se non lo conosci, ma qui la nostra porta è sempre aperta».
I diritti umani sono rispettati in Qatar?
«Lo ripeto, non siamo perfetti. Abbiamo commesso degli errori come tutti, ma siamo brave persone, accogliamo le persone, ci teniamo a loro. Ricorda che siamo una piccola nazione, quindi l’amicizia è importante. Penso anche che ci siano stati problemi prima con altri Mondiali e grandi eventi, ma il giudizio qui è stato completamente sproporzionato. In ogni caso, manterremo la nostra buona disposizione e guarderemo avanti in modo positivo. Per contestualizzare ciò che significa per la regione e per la nostra gente, non sono coinvolto nell’organizzazione della Coppa del Mondo, non ho nulla a che fare con l’organizzazione, ma come tutti i qatarioti oggi sentiamo che lo stanno organizzando per il mondo. Bambini, donne, uomini, tutte le persone, la giovane generazione, la più anziana, tutti qatarioti e non, tutti cercando di rendere il torneo un successo. Questo è il nostro DNA e la nostra cultura».