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Caniggia: «Vivere da Maradona era impossibile, ma a Diego piaceva. Non ha mai accettato imposizioni»

Al CorSport: «Diego era un meraviglioso hijo de puta, ma aveva cuore. Ci ritenevano due incoscienti, avevamo solo fiducia nelle nostre capacità».

Caniggia: «Vivere da Maradona era impossibile, ma a Diego piaceva. Non ha mai accettato imposizioni»
Napoli 03/07/1990 - Mondiali di Calcio Italia 1990 / Italia-Argentina / foto Imago/Image Sport nella foto: Claudio Caniggia

Sul Corriere dello Sport una lunga intervista all’ex attaccante dell’Argentina, Claudio Caniggia. È stato compagno di Maradona, racconta di quando ha saputo della sua morte. Ieri il secondo anniversario della scomparsa di Diego.

«Venni a sapere della sua morte leggendo un quotidiano online. Mi trovavo in Messico con la mia ragazza, a Tulum. C’era la pandemia e il Messico era l’unico Paese in cui si viaggiava liberamente. All’inizio pensai alla solita voce puntualmente smentita: Diego sta male, è in coma, è morto, no, non è ancora morto. Poi mi sono reso conto che era tutto maledettamente vero. Ci eravamo sentiti due mesi prima, non voglio peccare di presunzione, ma penso di essere stato il compagno di squadra più vicino a lui. Quando allenava il Gimnasia andavo spesso a trovarlo. Proprio un bellissimo rapporto. Due Mondiali insieme».

Ricorda la squalifica di Diego per positività al Covid, nel 1994.

«Era distrutto, ero riuscito a entrare nella sua camera per abbracciarlo. Poche, pochissime parole. Diego piangeva, anch’io piangevo. Si sentiva tradito, fisicamente era al top, a Boston si era allenato due volte al giorno. Aveva preso quel prodotto pensando che fossero vitamine. Per essere chiaro, Diego non aveva bisogno di drogarsi per giocare meglio».

Caniggia continua:

«Dicevano che lui ed io fossimo due incoscienti perché non avevamo paura di niente e nessuno. Avevamo semplicemente fiducia nelle nostre capacità. Io non volevo sapere nulla degli avversari, ne conoscevo forse un paio per squadra, il fatto di ignorarli mi toglieva pressione. A parte Diego, eravamo una nazionale strana, tecnicamente inferiore al Brasile e ad altre».

Che idea si è fatto Caniggia della morte di Diego?

«So delle cose, le tengo per me. Posso dirti che idea mi sono fatto della sua esistenza, perché lo conoscevo nel profondo. Lui doveva proteggersi, nessuno nasce preparato a vivere una vita così. Dicevano che fosse vittima di questo o quel personaggio, di questa o quella situazione, parlavano a sproposito della sua presunta fragilità. Diego ha sempre deciso cosa fare o non fare, non si è mai fatto imporre nulla da nessuno. Gli piaceva essere riconosciuto dalla gente, non avrebbe tollerato una vita nell’ombra. Cazzo, Ivan, vivere da Maradona era impossibile, ma a lui piaceva. Diego era un meraviglioso hijo de puta, ma aveva cuore, anima, generosità».

Caniggia parla di Messi.

«Leo in campo è impressionante. Ma ho sempre detto che Maradona e Pelè sono sopra tutti. Che la gente giochi ai confronti è normale. È come LeBron-Kobe, Michael Jordan-Larry Bird. Sono curioso di vedere la reazione dei nostri col Messico. Non erano abituati a perdere e gli avversari ora li temono di meno. L’Arabia ha fatto quel che doveva».

E conclude:

«Forse questa Argentina è stata sovrastimata».

Parlando con Zenga, presente nell’intervista, Caniggia ricorda anche il gol all’Italia, nella semifinale dei Mondiali Italia 90.

«Non fu colpa tua, Walt, il pallone sarebbe entrato comunque. Avrei segnato anche se tu fossi rimasto in porta. Mandai il pallone nella parte opposta, ci sarebbe voluto Superman per parare».

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