Semi semiseri di ozio forzato. “Adda venì Baffone”. The sound of silence di De Laurentiis che ha un incubo: essere ucciso dai Funiculì Funiculà
AUTOSTRADA. Nel senso della Napoli-Canosa che porta a Bari e conosciuta come A16: quasi duecento chilometri che sono la Predappio nostalgica del pappon-imbecillismo, laddove il culto del regime Cirocratico è rimpianto mai scalfito dal presente (a proposito: a che punto è la sottoscrizione lanciata in estate per fare il murales al papà di Ciro Romeo?).
BIANCANEVE. È la paperina di cui lo Sciamano si è preso cura quotidianamente nella lunga pausa tra la guida dell’Inter e quella del Napoli. Ora Biancaneve aspetta il bacio del Principe Azzurro (e abbiamo detto tutto).
CHIATTONI. In origine fu Rafa. Poi arrivò Carlo per abbuffarsi di pizze e panzarotti e sistemare il figlio. Entrambi furono avversati forestieri nella città più luogocomunista dell’orbe terracqueo, ed entrambi ripararono a Madrid. Dallo spalla a spalla a Spalletti.
DIEGO. Dopo i chiattoni il magro Luigi Compagnone buonanima e completamente dimenticato (forse perché non scriveva gialli): “Successe in una torrida mattina di quel radioso giugno del 1984; ma da molto lontano provenivano quelle catene con cui in Partenope da secoli viviamo, sopravviviamo, incatenati a effimere superstizioni, a grassi e grossolani totem che io, napoletano magro, non vorrei mai più vedere, o dico male?” (Luigi Compagnone, “Angeli, santi e idoli” in “La storia del Napoli”, parte prima di Giuseppe Pacileo, edizioni la Casa dello Sport, 1986)
EPURAZIONI. Tra la bellezza e il risultato, il genio sottovalutato dello Sciamano (la definizione è della Bbc britannica) ha elaborato una terza via come la Cina di Xi: il partito si adegua alle condizioni date ed espelle gli elementi nocivi e residuali (per dirla con Piantedosi). La scena dell’ex leader Hu Jintao portato via di peso dall’aula del Comitato centrale del Partito comunista cinese evoca il trasferimento di Ciro al Galatasaray.
FRANCOFORTE. Laddove ebbe sede la nota scuola di filosofi marxisti ossessionati dal dominio borghese e dalla cultura di massa e laddove il Napoli giocherà la partita di andata dell’ottavo di finale della Champions League contro l’Eintracht, il 21 febbraio 2023. Sarebbe bello chiedere al vivente Habermas che collocazione trova, se la trova, il danaroso spezzatino delle partite sulle pay tv nella critica al capitalismo.
GEORGIA. “Adda venì Baffone” è il detto napoletano in onore del georgiano più famoso della storia. Adesso ce n’è un altro, di georgiano, più movimentista: il Che Kvara (questa, Zdanov, la ruba ai pagellisti).
HOTEL. Nodo irrisolto del calcio a Napoli. In albergo si possono perdere gli scudetti (Sarri) oppure, vivendo lì a lungo, si rischia di non percepire Partenope nell’anima e nella testa (De Laurentiis).
IMBECILLISMO. “Vattene a Bari, Pappone, vattene a Bari”. Per il resto vedi alla voce Autostrada.
JUVENTUS. Da riempire a vostro piacimento.
KIM. Entità aliena proveniente da Tongyeong, città della Corea del Sud soprannominata la Napoli coreana. Zdanov sta approfondendo gli studi comparativi sulle due realtà. Al momento può rivelare che il tasso di disoccupazione a Tongyeong è del 3,7 per cento (a Napoli è del 31,39 per cento) e quello di analfabetismo è dello 0,5 per cento (a Napoli è del 4,8 per cento). Altre notizie sulla presenza della criminalità, sull’incidenza letteraria del sole e del mare, sull’unicità degli abitanti, sugli orari di arrivo dei mezzi pubblici, sulla raccolta dei rifiuti, sui furti d’auto e sulla composizione dell’amministrazione comunale saranno comunicate in seguito, con il beneplacito del direttore del Napolista.
LOBOTKA. Il peso è talvolta relativo. “Se Gattuso fosse rimasto avrei potuto perdere anche dieci chili e non avrei giocato”, Stanislav Lobotka.
MAU. Da Comandante a Mau Tse Tung con qualche tendenza di destra per assecondare la piazza (Mau-ssolini). “La cosa più bella nel trionfo del derby è Sarri che si è snaturato per amore” (Guido De Angelis, storico volto dì tv della tifoseria laziale).
NAPOLETANO NUOVO. Lo tratteggiò Massimo Troisi nei suoi film. Poi se n’è andato per sempre e la storia è finita lì. “Napule n’adda cagnà”, firmato Funiculì Funicolà. Il vero incubo del lato oscuro e populista di Aurelio è questo: essere metaforicamente ucciso dai Funiculì Funicolà di oggi, soffocato da un pezzo di pizza e con accanto una statuetta di Ciro nel presepe e una copia del “Mattino” (giusto per sancire l’unità tra popolo, arte e intellettuali).
OZBEK. Proprietario e presidente del Galatasaray: bello dare un nome alla gratitudine. Noticina per il pappon-imbecillismo: qui non si discutono le gioie che ci ha dato il belga-partenopeo, ma si mette in rilievo la nocività del clan nonnista e senatoriale che ha fatto da tappo al rinnovamento del Napoli da Ancelotti in poi, con la decisiva complicità demagogica del presidente. Ne ha parlato finanche Elmas sabato scorso: “L’anno scorso era più difficile, non so spiegarlo ma è così”.
POPOLO. Esiste solo quello napoletano. In tv e sui giornali non si sente e non si legge mai del popolo di Torino o di Milano che fa gli scongiuri, balla la tarantella tutta la settimana e fa tremare tutta la città quando esulta allo stadio.
QANON made in Naples. La scorsa settimana la teoria del deep state anti-azzurri ha incrociato l’infortunio a Kvara, i furti d’auto a Kim e allo stesso Kvara e l’inizio della sosta con la spinta dei poteri forti e occulti al Milan. Per la cronaca: il Napoli ha vinto due partite consecutive in casa e non accadeva da tempo.
ROSA (MISTICA). Rappresenta il tormento interiore e spirituale di Spalletti: adesso “è forte e di livello”, prima c’era la litania penitenziale: “Quelli andati via li avete visti o vi devo fare lo schema?”.
SILENZIO. La vendetta è un piatto che si serve in silenzio: quello di Aurelio De Laurentiis, in queste settimane, è un vero sound of silence.
TORONTO TIROAGGGGIRO. In questo caso la gratitudine, ferme restando le meraviglie che il Capitano ci ha donato, va rinforzata allestendo un altarino illuminato giorno e notte con candele votive e la foto della città canadese.
UOSIMHEN. L’odore della vittoria.
VELENO. “La parola veleno per voi è facile, ma non vai al supermercato e lo compri. Il veleno è una parola complessa e non basta nominarla per metterla dentro ai giocatori”: Rino Gattuso, 24 gennaio 2021, dopo Verona-Napoli 3-1. Il veleno va messo accanto alla cazzimma, nello stesso posto dove Totò collocò le valigie dell’onorevole Trombetta.
X. Il pareggio, questo sconosciuto.
YOGA. Napoli non è una città incline alla quiete interiore del taoismo, ma non bisogna disperare: questa pausa può venire utile per distaccarsi dal mondo esterno e stanare il fior di loto e il fior di Lobo che sono dentro di noi.
ZENIT SAN PIETROBURGO. Vinse il campionato russo nella stagione 2011-2012 dopo una pausa di tre mesi. La prima parte terminò il 27 novembre, la seconda iniziò il 3 marzo. Il Palazzo d’Inverno sorge sul Lungoneva e noi bolscevichi lo prendemmo il 7 novembre 1917.