Toni Servillo è uno sputato Pirandello, Ficarra e Picone sugno eredi di quella tradizione di guitti che raggiunse la perfezione nazionalpopolare con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Roberto Andò con “La stranezza” – da giovedì scorso nei Cinema – ha fatto un piccolo capolavoro di stile che tiene assieme film e teatro. 1920, un depresso Luigi Pirandello (Toni Servillo) – la moglie è impazzita e lui “non sa più chi è” come autore e come uomo – ritorna a Girgenti per il compleanno di Giovanni Verga (Renato Carpentieri) e scopre che la sua tata Maria Stella (Aurora Quattrocchi) è morta. Non riconosciuto dai due cassamortari – ‘Nofrio Principato (Valentino Picone) e Bastiano Vella (Salvatore Ficarra) – è costretto a scendere a patti ed a pagare la tangente per evitare che Maria Stella diventi “una morta sospesa”.
I due beccamurta sono anche dei teatranti dilettanti e Pirandello assugliato dai suoi personaggi – sospesi anch’essi – ha deciso di non dargli più udienza perché ritiene che il teatro sia “tutta finzione”. Le vicende della messa in scena de “La tregua del rimorso” della sgangherata compagnia di Principato&Vella si intrecciano con i tormenti del drammaturgo che non riesce a proseguire con la sua nuova stranizza (commedia); e gli addunano nuova linfa per completarla.
Tutto questo porterà Pirandello alla fattura del fondamentale “Sei personaggi in cerca d’autore” che fischiato e dileggiato al suo esordio al Valle (9 maggio 1921) – dove anche i due cassamortari vengono invitati – diverrà il suo successo mondiale più grande e lo porterà al Nobel nel 1934. Pirandello salverà il teatro rendendolo dialogante tra proscenio, quinte e pubblico e lasciando che la realtà dei Principato&Vella non esca più dai palcoscenici.
Il film – alla sceneggiatura hanno collaborato Ugo Chiti ed il nostro Massimo Gaudioso – è un gioiellino da qualsiasi punto lo si talìa: i costumi (Maria Rita Barbera) sono perfetti, così come la scenografia (Giada Calabria) e la fotografia (il fuoriclasse Maurizio Calvesi).
Che dire degli interpreti de “La stranezza”: Toni Servillo è uno sputato Pirandello, Ficarra e Picone sugno eredi di quella tradizione di guitti che raggiunse la perfezione nazionalpopolare con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Andò alla fine ringrazia Leonardo Sciascia: sul suo rapporto di formazione con il genio geometrico di Regalbuto tanto si è scritto, ma non sapevamo che questo film deriva da un regalo che l’autore del “Consiglio d’Egitto” fece al regista: la biografia Utet di Pirandello scritta da quell’altro genio di Gaspare Giudice, morto a Napoli nel 2009.