La figuraccia arriva in Germania: “L’Inter ci ha messo due giorni per trovare le parole giuste, e non le ha trovate. Gli steward sono comparse, mal pagate”
Il calcio italiano si ostina a non vedere: basta non aprire i giornali stranieri, restare alle rassegne stampa italiane. Però la figuraccia – l’ennesima – delle curve in mano alla criminalità, territorio di senza legge, ovviamente svilisce l’immagine della Serie A all’estero. Nell’immediato dell’ultimo scandalo – ne aveva scritto El Paìs – e anche con qualche giorno di decantazione. E così ora tocca alla Süddeutsche Zeitung raccontare la “quinta Mafia” italiana, quella degli Ultras. E’ un’etichetta complicata da strappare, quella della Mafia.
L’autorevole quotidiano tedesco racconta della Curva Nord svuotata per la morte dello “Zio” Vittorio Boiocchi. Riassume la vicenda e – giustamente – ne sottolinea gli aspetti più indecenti. Quel “tempo in prigione considerato un onore in questo ambiente”, che “appartiene a ogni rispettabile curriculum di un boss Ultras”.
“26 anni, la sua fedina penale si leggeva come l’indice del codice penale: traffico internazionale di droga, organizzazione criminale, detenzione di armi, furto, sequestro di persona, estorsione. È rimasto in carcere fino al 2018, poi, appena uscito, ha ripreso il controllo della Curva”.
Magari per gli italiani è una cosa quasi normale, ma in Germania i tifosi, anche i peggiori ceffi (lì non se la passano bene con gli ultras), difficilmente hanno curricula del genere.
“E così – scrive la SZ – l’Italia torna a dibattere sui suoi ultras criminali, per lo più neofascisti, memorabilmente potenti e tuttavia costantemente sminuiti. Politica, media, tifosi di spicco: tutti sono indignati da un po’, anche quello è un classico. Non ci vuole mai molto prima che l’indignazione svanisca di nuovo”.
“Il club stesso ha impiegato due giorni interi per trovare le parole giuste, ma poi non le ha trovate. Il comunicato dell’Inter è rimasto generico, anche un po’ timido. Uno è contro la violenza, sempre. Chiaro. Ma anche tu non vuoi pasticciare con i sostenitori organizzati, temi il loro potere.
La Süddeutsche fa sua la definizione dell’Espresso “Quinta Mafia”, “come se fossero in lista con la Cosa nostra siciliana, la ‘ndrangheta calabrese, la camorra campana e la pugliese Sacra Corona Unita. Potrebbe essere un’esagerazione. Ma l’analogia si adatta abbastanza bene”.
“Gli ultras lavorano con modalità simili a quelle della criminalità organizzata: estorsioni, intimidazioni, violenze, controllo del territorio. Il loro dominio sono gli stadi e le immediate vicinanze, dove decidono cosa funziona e cosa no, quando e come cantare, chi viene ricordato, chi può vendere e chi no”.
La Süddeutsche richiama per forza i collegamenti dei capi-ultrà con le organizzazioni criminali. Non solo Baiocchi, ma anche il milanista Luca Lucci “famoso a livello nazionale per aver incontrato il vicepremier in carica Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno”. E il laziale Diabolik, Fabrizio Piscitelli. Il processo Last Banner sui Drughi della Juve e la ‘Ndrangheta.
“Tutto scorre e tutti sanno cosa sta succedendo. Manca la volontà politica di unire le forze dello Stato, della polizia e dei club nella lotta alla quinta mafia”.
“Anche allo Stadio Olimpico di Roma gli ultras si vedono padroni di una zona franca, una zona franca a loro disposizione. In entrambe le curve: Curva Nord della Lazio e Curva Sud della Roma. Gli steward con le loro giacche giallo brillante guardano semplicemente cosa sta succedendo da una distanza di sicurezza, chi può biasimarli. Sono solo comparse, mal pagate”.