ilNapolista

L’Eintracht non è un miracolo, è un club con senso d’appartenenza

È passato in sei anni dallo spareggio salvezza agli ottavi di Champions (vincendo l’Europa League). Col supporto incondizionato della tifoseria

L’Eintracht non è un miracolo, è un club con senso d’appartenenza
Siviglia (Spagna) 18/05/2022 - finale Europa League / Eintracht Francoforte-Rangers Glasgow / foto Image Sport nella foto: Sebastian Rode

Che cos’è l’Eintracht Francoforte

Dallo spareggio salvezza agli ottavi di finale di Champions League in 6 anni. È il frutto del lavoro e delle scelte indovinate di un dipartimento sportivo che ha cambiato volti, ma ha mantenuto la stessa linea di pensiero. Di una squadra che ha cambiato allenatori e giocatori, ma mai la sua identità. Col supporto incondizionato di una tifoseria che trasmette qualcosa in più.

L’Eintracht Francoforte non è un miracolo e guai a definirlo tale: è una macchina dentro la quale lavorano molteplici ingranaggi ad ogni livello. Dai direttori Markus Krösche e Ben Manga, che puntando su Oliver Glasner in panchina hanno trovato quel salto di qualità, partendo dalla base lasciata dal duo Bobic-Hübner, che avevano puntato su Kovac e Hütter, scelte tutt’altro che scontate o facili. Avendo ragione.

Cedendo i migliori, costruendone di altri: via Haller e Jovic, sale in cattedra Kostic. Via Kostic, dentro Götze: in quanti ci avrebbero scommesso fisicamente? È uno dei primi in Bundesliga per km percorsi e gioca sempre. Un giocatore rigenerato. Kolo Muani: preso a zero, furto con scasso. Ndicka pescato in seconda serie francese, fatto maturare. Lindstrøm, Kamada… Andiamo avanti?

Ma non son solo i volti copertina: Timmy Chandler, ai margini della rosa, è il miglior uomo squadra, così come lo è stato in passato Gonçalo Paciência. Giocava pochissimo, è stato il più felice di tutti quando ha alzato l’Europa League con i suoi compagni. E cosa vuoi dire a capitan Sebastian Rode? 17 contrasti vinti in una partita che valeva una finale. L’ultima finale vera, invece, l’ha giocata con un turbante in testa per quasi 90′. La scorsa settimana a Lisbona la sua energia ha spinto il cambio di passo collettivo.

Non è quindi affatto un caso che l’Eintracht sia agli ottavi. La testa di serie se l’è meritata vincendo l’Europa League e se l’è tenuta stretta. Comunque andrà il prossimo turno, non sarà intaccato il percorso di crescita fatto fino a qui.

Se poi qualcuno si scandalizza che l’Eintracht (vi vediamo) sia agli ottavi di Champions e si limita a giudicare due partite viste per sbaglio o qualche risultato preso a caso, siamo molto dispiaciuti per voi, perché state perdendo l’occasione di approfondire una realtà che merita di esser conosciuta e approfondita.

(a cura di BundesItalia)

ilnapolista © riproduzione riservata