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Lo Stato affronta la criminalità da stadio con la fierezza analfabeta del giardiniere Chance

Alla fine sul “deflusso” (cit. Ansa) della curva dell’Inter hanno parlato tutti, da Gravina ad Abodi, senza dire quasi niente. Hanno fermato tre persone. A posto così

Lo Stato affronta la criminalità da stadio con la fierezza analfabeta del giardiniere Chance

Chance il giardiniere

«Ho preteso un collegio blindato. Così, se mi eleggono, la colpa non è mia». E’ una vignetta di Altan datata 2021, ma potrebbe essere di oggi o di 30 anni fa al netto delle leggi elettorali. L’importante è che la colpa non sia mai di nessuno, o al massimo di qualcuno di inevitabile, possibilmente sacrificabile senza traumi. Vale per tutto. E’ un riflesso pavloviano più che un tic. Per cui quando a Gabriele Gravina è toccato rispondere a domanda diretta sulla curva dell’Inter svuotata con la violenza dagli ultras in segno di lutto per l’uccisione del capo storico pluripregiudicato, ha dettato un capolavoro di genere:

Da quello che si legge, perché non abbiamo altri elementi, non è una bella immagine. Ho sentito Marotta, mi ha garantito che l’Inter è a disposizione delle autorità e che sta mettendo a disposizione della Digos tutte le immagini. Se c’è la responsabilità di alcuni soggetti spetta agli organi di polizia e di giustizia procedere”.

Da quello che si legge. Perché non abbiamo altri elementi. Se… SE… c’è la responsabilità di alcuni (non ha aggiunto “sparuti” perché troppo inflazionato) spetta ad altri procedere. Che meraviglioso presidente della Figc avrebbe saputo interpretare Peter Sellers: il giardiniere Chance di Oltre il giardino. “In un giardino c’è una stagione per la crescita. Prima vengono la primavera e l’estate, e poi abbiamo l’autunno e l’inverno. Ma poi ritorna la primavera e l’estate”. Ehm, sì, Presidente, ma le curve in mano alla Ndrangheta? “Primavera ed estate…”.

Alla spicciolata ne hanno parlato tutti, perché sui giornali è scattato il moto d’inchiesta, ovviamente. L’alienazione dello Stato dallo stadio è un grande classico dell’indignazione collettiva, da sempre. Non ci si sottrae, quando basta una dichiarazione a venirne fuori con la solita grammatica accigliata. Per cui ecco Casini, il neo ministro Abodi, Malagò. In attesa che lo scandalo sfumi e si passi ad altro, come sempre, servivano virgolette per segnare il posto.

Il presidente del Coni è stato quello più affilato:

Il calcio per troppo tempo ha rappresentato un’eccezione alle regole e questo non va bene. Da presidente del Coni dico che se un tifoso per amicizia o complicità di trasferta, decide dopo una notizia così di voler andare via, non solo è padrone di farlo, ma può essere anche interpretato come gesto d’amicizia. Ma che quella persona obblighi altri ad andare via è fuori dal mondo. Che figura facciamo quando all’estero in una partita di calcio si scopre che la gente viene mandata via dalle curve? È un autogol per le società stesse”.

Abodi, insediato al Governo di fresco ha irrimediabilmente giocato si sponda:

“C’è un ministro dell’Interno (Piantedosi, ndr) di straordinaria efficienza e umanità che è prontamente intervenuto. Sono stati già individuati i soggetti che hanno agito e quest’azione così veloce mi rallegra, è un primo risultato. Non esistono mondi paralleli, calcio e sport rispondono alla regole della Nazione. Il mio pensiero e le scuse vanno rivolte verso le singole persone e soprattutto i bambini, che sono le persone più esposte”.

Le istituzioni italiane hanno infilato tutte le teste che avevano sotto dune di sabbia. Sperando – anzi, avendone la ragionevole certezza – che i tre fermati dalla Digos basteranno a placare le polemiche. D’altra parte nel lancio dell’Ansa sull’esito delle indagini, la cacciata della gente dagli spalti viene definita “deflusso”. Come se una hostess stesse invitando cortesemente il gentile pubblico a lasciare le tribune: “E speriamo di riavervi a bordo dei nostri aerei!”. Volava gente dalle gradinate, presa a calci. Le famiglie estromesse provavano a rientrare in settori più umani, ma venivano respinti dalle forze dell’ordine. Il “deflusso”…

A chiacchiere è una riduzione ai minimi termini che funziona, lo ha sempre fatto. Perché cambiare registro? La figuraccia è diventata internazionale in un paio di giorni. El Paìs ha scritto di Mafia che detta legge negli stadi italiani. «Stiamo recuperando l’incredulità internazionale», avrebbe commentato Cipputi.

Il dramma – perché lo è – sta nella pacifica consapevolezza che la nottata passerà come le altre, va solo favorita l’alba “affinché si faccia luce al più presto”. Non è la chiarezza che insegue lo Stato, men che meno il repulisti di una sedimentata cultura dell’impunità. E’ un posto al sole, piuttosto. Il calduccio dell’autoassoluzione, ma senza scossoni, che il tempo aggiusta tutto. Hanno arrestato due, forse tre persone. I cattivi. E tanto basta. Passiamo ad altro: prebende ne abbiamo? “Il calcio è la più grande industria del Paese” è già stato detto? E l’indotto? A quanto va l’indotto al chilo oggi?

Il giardiniere Chance non sapeva scrivere, e nemmeno leggere. Lo Stato affronta la criminalità da stadio con la stessa fierezza analfabeta.

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