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Luis Enrique si è evoluto, addio pallosissimo tiki taka (Libero)

Biasin: «in Italia è stato troppo presto liquidato dal nostro calcio impaziente e un filo arrogante. A Roma dicevano “non arriverà da nessuna parte”

Luis Enrique si è evoluto, addio pallosissimo tiki taka (Libero)
Mg Londra (Inghilterra) 06/07/2021 - Euro 2020 / Italia-Spagna / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Luis Enrique

Viva Luis Enrique. Lo scrive Fabrizio Biasin su Libero dopo il 7-0 con cui la ieri la Spagna ha annichilito il Costa Rica. Scrive che il ct spagnolo si è evoluto, lo dimostra la finestra comunicativa con i tifosi che ha voluto creare su Twitch. Oltre, ovviamente, ai risultati raggiunti in campo e al calcio mostrato non soltanto ieri con la Spagna.

C’era una volta il tiki taka, quella roba assai bella se fatta bene per cui prendevi il pallone e lo nascondevi agli avversari. E tu la passi a me e io la passo a te e continuiamo a passarcela in orizzontale fino a quando si apre un pertugio e allora avanziamo un po’, e io la passo a te e tu la passi a me e a un certo punto entriamo in porta col pallone.

Funzionava con calciatori dai piedi eccelsi, Guardiola ha stravolto il calcio col tiki taka.

Poi quel calcio è passato di moda, ha perso brillantezza, sono avanzati princìpi più pratici come l’attacco alle seconde palle, il gegenpressing, il ritmo come dogma, la costruzione dal basso finalizzata alla verticalizzazione, sono arrivati i centrocampisti più fisici che tecnici e, insomma, il calcio è cambiato. E sono cambiati anche gli allenatori. Lo stesso Guardiola, per dire. Ma anche Luis Enrique.

Chi ha visto la partita si è reso conto che, sì, il possesso palla resta prerogativa delle Furie Rosse, ma è molto diverso rispetto a quello – efficace e pallosissimo – di qualche anno fa. Luigino Enrico si è evoluto, chiede ai suoi di verticalizzare appena possibile, bada al sodo e… porta a casa frutti succulenti.

Luis Enrique

un tecnico – se proprio dobbiamo dirla tutta – troppo presto liquidato dal nostro calcio impaziente e un filo arrogante («Luis Enrique non arriverà da nessuna parte», all’epoca della sua esperienza con la Roma dicevamo così).

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