«Vogliamo salire di livello non solo per i risultati ma anche per gioco e mentalità. Non sarà semplice gestire la pausa Mondiali»

Stefano Pioli è stato invitato al convegno “Performance e infortuni: dal campo ai dati – e di nuovo al campo” promosso dall’Aiac all’Università di Scienze Motorie a Milano, riportate dalla Gazzetta dello Sport. All’allenatore del Milan ha parlato dell’obbiettivo che si è posto con la società, dichiarando:
«L’obiettivo è continuare a crescere in Italia e in Europa, perché siamo il Milan e abbiamo grande motivazione. Dopo la vittoria dello scudetto, la voglia di far bene è aumentata. Vincere è stato bello e ora sappiamo cosa serve, sono sicuro che abbiamo ancora margini di crescita. Se ho rinnovato è perché intravedo un percorso futuro migliore, salendo di livello non solo sui risultati ma anche su gioco e mentalità. Ho la fortuna di allenare un gruppo molto disponibile».
Pioli ha parlato anche di come si gestirà la pausa.
«Non sarà semplice gestire questo periodo, avremo pochi giocatori quindi lavoreremo molto in modo individuale, in base anche a quando ritornerà chi è partito. Qualcun altro giocherà le amichevoli con le nazionali. In ogni caso ci saranno anche dei lavori da svolgere a casa per chi non si muoverà. Ci sarà modo per farci trovare pronti al rientro a gennaio, dove giocheremo ogni tre giorni e ci sarà la Supercoppa Italiana. È importante avere ancora tante ambizioni e tanti obiettivi, è importante far bene domenica»
La mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale.
«Non c’è una sola causa per l’esclusione. È un grandissimo dispiacere non esserci di nuovo ma non è colpa della Serie A. Le squadre italiane stanno tornando ad un livello importante, purtroppo non abbiamo vinto le gare che avremmo dovuto vincere»
L’impatto della scomparsa di Astori ai tempi della Fiorentina.
«È stata un’esperienza che ci ha toccato, mi ha migliorato come allenatore, mi ha fatto aprire di più. Era necessario star vicino ai giocatori davanti a una simile tragedia, ne ho sentito il bisogno. Li ho conosciuti meglio e apprezzati più di prima, dopotutto il lavoro dell’allenatore è fatto di condivisione e non si deve fermare al campo»