Durante la sua audizione al Parlamento europeo, ha parlato dei diritti dei lavoratori usati per la costruzione delle infrastrutture legate ai Mondiali di calcio
Manca davvero poco all’inizio dei Mondiali in Qatar e le polemiche continuano a fioccare, anche se tutte le Nazionali sono oramai protese alle sfide in campo. È da più di un anno che si discute dei morti sul lavoro in Qatar per la costruzione degli impianti che ospiteranno le gare dei Mondiali. Un anno fa il Guardian ne contava già 6.500. Oggi però Ali Bin Samikh Al Marri, Ministro del Lavoro dello Stato del Qatar durante la sua audizione al Parlamento europeo, ha parlato proprio dei diritti dei lavoratori usati per la costruzione delle infrastrutture legate ai Mondiali di calcio.
Risarcire le vittime in Qatar
«Risarcire le vittime degli incidenti sul lavoro è un dovere di natura etica oltre che essere un dovere legale, nel 2018 è stato creato un mondo per 350 milioni di dollari quindi noi siamo pronti a metterli a disposizione di lavoratori e delle loro famiglie. Dal 2018 ad oggi il Qatar ha messo in campo delle politiche per il miglioramento della condizione dei lavoratori migranti e queste riforme stanno lentamente avendo effetto. Ci sono ancora delle difficoltà dovute a problemi di mentalità ma la Coppa del Mondo è per noi un’occasione per migliorare e pensare al quadro da lasciare una volta concluso l’evento».
Presente all’audizione anche Max Tuñón, il Capo dell’Ufficio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro a Doha, il quale ha confermato che nonostante «gli ampi margini di miglioramento ancora necessari le riforme hanno dato effetti notevoli» ed ha portato ad esempio la normativa introdotta dal suo ufficio per la protezione dei lavoratori dal calore che impone lo stop dei lavori dalle 12:00 alle 15:30 dal primo giugno al 15 settembre. «Il numero di pazienti ammessi alle cliniche con malattie da calore sono oggi circa 351 all’anno contro i 1019 del 2020 e 1320 e 1520 degli anni precedenti»