Le federazioni europee umiliate dalla Fifa di Infantino cui è bastata una minaccia ridicola per ottenere il disconoscimento dei diritti civili
A Qatar 2022 è stata la giornata della disillusione. O, se volete, della presa di coscienza. Se volessimo utilizzare il calcio come metafora, diremmo che è stata una giornata perfetta per comprendere l’inesorabile declino dell’Occidente. Evitiamo iperboli, rimaniamo al calcio. E prendiamo atto che la battaglia per i diritti civili da parte di Olanda, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svizzera, Inghilterra e Galles, si è infranta sulla minaccia di un’ammonizione da parte della Fifa. Parliamo del niente.
Da un lato, la possibilità di rappresentare i propri valori con una fascia arcobaleno al braccio, in un Paese in cui l’omosessualità è perseguitata. Dall’altra l’handicap – se così vogliamo chiamarlo – di giocare col proprio capitano già ammonito. E quindi a rischio espulsione in caso di nuova ammonizione e certamente squalificato dal giudice sportivo per la terza partita (due ammonizioni comportano la squalifica per una gara).
Da un lato la tutela delle libertà personali, dall’altro una sciocchezzuola (‘na strunzata) del tutto insignificante. Le federazioni occidentali non se lo sono lasciate dire due volte. Si sono messe a zerbino con la Fifa. Definirlo atteggiamento ignominioso, è poco. Non ci sono parole per descrivere appieno la ratio della decisione.
Se si crede nei propri valori – ossia che siamo tutti uguali, parliamo dell’abc: terza elementare – la risposta è che l’indomani si va tutti in campo con la fascia arcobaleno. Tutti ammoniti. Le battaglie per la libertà devono comportare un minimo rischio. L’ammonizione di un calciatore non rientra nella categoria.
A rischiare ieri sono stati i calciatori dell’Iran che hanno sfidato il regime degli ayatollah rifiutandosi di cantare l’inno nazionale. Molto probabilmente ne pagheranno le conseguenze. Olanda, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svizzera, Inghilterra e Galles si sono fermati decisamente prima. Non parliamo di Spagna e Francia (il cui ruolo nell’assegnazione dei Mondiali al Qatar non è per nulla irrilevante) che nemmeno erano nell’elenco. In fin dei conti questi Mondiali non si sono rivelati inutili. Hanno mostrato ancora una volta i reali rapporti di forza e quanto l’Europa – sia pure calcistica – sia disposta sacrificare di sé in nome della libertà. È l’Europa, stupid.
Actual bravery: Iranian soccer players refusing to sing the anthem, and risking jail or worse
Fake bravery: Europeans threatening to wear rainbow armbands to the cheers of the media, then backing down the minute they were threatened with a yellow card
— Ben Shapiro (@benshapiro) November 21, 2022