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Altafini: «Pelé ha avuto una carriera più usurante di quanto si creda, un logorio pazzesco»

A Il Giornale: «Ha giocato molto più di tutti gli altri. Quando girava il mondo con il Santos, che doveva fare cassa, giocava anche due partite nella stessa giornata».

Altafini: «Pelé ha avuto una carriera più usurante di quanto si creda, un logorio pazzesco»
Db Milano 25/05/2016 - photocall film ' Pele' / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Edson Arantes do Nascimento

José Altafini racconta Pelé in due interviste, una su La Stampa ed una su Il Giornale. A La Stampa Altafini racconta di quanto partirono insieme con il Brasile per il Mondiale in Svezia. La mamma disse loro: «Mi raccomando, comportatevi bene, siete i più giovani…». Altafini all’epoca aveva 19 anni, Pelé 17.

«Con Pelé finisce un’idea di calcio, un calcio universale. Sapeva fare tutto, di destro e di sinistro: quando aveva
l’avversario attaccato sulla destra, muoveva il pallone con il piede sinistro, quando lo attaccavano sulla sinistra, faceva il contrario. E, tutto, mille all’ora. E salto verso il cielo. Staccava da terra con i due piedi con una leggerezza ed efficacia incredibile».

Ad Altafini viene chiesto di esprimersi sul paragone tra Pelé e Maradona.

«A Pelé ho visto fare delle cose che non ho mai visto fare a nessuno. Lo so che fare paragoni può essere difficile, ma
O Rei era di un altro pianeta».

Com’era Pelé fuori dal campo? Altafini racconta:

«Una persona perbene, un galantuomo come si dice in questi casi. Non faceva mai pesare la sua popolarità, un aspetto che lo ha reso così amato».

Nel docufilm “Pelé” viene raccontato che la madre di Pelé faceva la cameriera a casa Altafini. Lui nega.

«Non è vero che io ero di una famiglia ricca e che sua madre faceva la cameriera da noi. Alla prima del film ci siamo fatti una bella risata insieme».

Concetto che spiega meglio a Il Giornale.

«In realtà noi non abbiamo mai giocato insieme da bambini, non vivevamo nella stessa città e sua mamma non ha mai lavorato da me come donna di servizio perché io ero povero come lui. Le pare che avessi bisogno di una cameriera quando avevo una sola camicia da mettermi?».

A Il Giornale, Altafini confessa che non avrebbe mai creduto che uno come Pelé potesse ammalarsi di cancro.

«Sinceramente no. Non ho mai creduto che uno come lui si ammalasse. Era un atleta perfetto, un professore di educazione fisica, fisicamente era fortissimo. Però è vero che lui ha giocato moltissimo, molto più di tutti gli altri. Quando viaggiava per il mondo in tournée con il Santos, che doveva fare cassa, giocava anche due partite nella stessa giornata. Di certo la sua carriera è stata più usurante di quanto si creda. Un logorio pazzesco».

Com’era come uomo?

«Ha avuto una vita sentimentale turbolenta, si è sposato tre volte, nemmeno lui sapeva quanti figli aveva, ma era un uomo che al di là del sorriso eterno aveva anche sofferto molto, per la morte della figlia Sandra, uccisa dal cancro nel 2006, e per il carcere inflitto al figlio Edinho».

Ancora sul paragone con Maradona:

«Non c’è Maradona che tenga. Lui sfiorava la perfezione. Destro e sinistro al cento per cento, testa, velocità, dribbling, acrobazia. Ha fatto 1225 gol, ha vinto tre mondiali. Diego è stato un grandissimo ma nessuno è stato
come Pelé».

 

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