Su Netflix “Il mio nome è vendetta”. Il passato che ritorno, un conto aperto con un boss della ‘Ndrangheta
Ci sono troppi film e troppe serie ed in questa offerta over si fatica a dare la giusta rilevanza ai prodotti meritevoli. Nella profluvie netflixiana segnaliamo invece “Il mio nome è vendetta” diretto dall’interessante regista Cosimo Gomez che nasce da un soggetto di Sandrone Dazieri – con Franco Fraternale e Fabio Guaglione – che firma anche con lo stesso Gomez (e Andrea Nobile) la sceneggiatura. In una meravigliosa cornice bolzanina vive una famiglia serena, quella dei Romeo: la diciassettenne volitiva Sofia (Ginevra Francesconi) che gioca ad hockey ha un padre presente ed amorevole, Santo (Alessandro Gassmann), ed una moglie bionda ed avvenente Ingrid (Sinja Dieks).
Questo quadretto da trekking montano viene a sconvolgersi per un’innocente foto su Instagram postata dalla ragazza. Un passato che ritorna e che Santo aveva cancellato diviene la realtà veloce e distruttiva che annichilisce tutte le vite presenti in gioco: Santo in realtà si chiama Domenico Franzè ed ha un conto aperto con un boss della ‘Ndrangheta Don Angelo Lo Bianco (Remo Girone) a cui ha ucciso il figlio. La legge del sangue ritorna ad essere la legge del taglione ed i cuori diventano neri in un inseguimento che costringe anche Sofia ad inventarsi una nuova identità basata sui richiami di sangue. Il microcosmo disegnato da Dazieri e compagni convince: ci vuole molta scrittura anche per un thriller di azione con molto pensiero al di sotto; e si nota anche nella scelta degli ambienti d’azione la precedente esperienza di scenografo di lusso di Gomez. “Il richiamo della foresta” non si ferma: i nostri nuovi Buck compiono il loro destino. Non si azzerano i legami di sangue.