Il re Mohammed VI ha finanziato la creazione di un’Accademia di calcio in Marocco dopo l’ottavo di finale a Messico ’86 perso contro la Germania Ovest.
Se il Marocco è riuscita a diventare la prima semifinalista ai Mondiali del mondo africano un motivo ci sarà, anzi più di uno secondo el Mundo. Il quotidiano spagnolo spiega il successo del Marocco e, oltre ai protagonisti reclutati da Regragui in tutta Europa, c’è anche l’Accademia di calcio
Il denaro investito dal re nel calcio marocchino ha rivestito, e riveste, un’importanza fondamentale per il. “I nomi delle vittime, Belgio, Spagna e Portogallo, oltre al pareggio contro la perenne Croazia“, come ricorda il quotidiano, danno il polso di una squadra matura che ha fatto passi da gigante anche grazie alla creazione di scuole calcio promosse dalla corona, l’Accademia Mohammed VI.
Il perdono di stelle come Mazraoui e Ziyech contribuiscono a alzare il livello della rosa e con loro tutti gli altri che hanno scelto di rappresentare le proprie radici nordafricane, vedi Hakimi che non ha mai avuto dubbi per quale nazionale giocare.
Il massimo risultato prima di questa semifinale era stato un ottavo di finale durante Messico ’86, ma la sconfitta nel turno portò il re Mohammed VI a dare istruzioni per la crescista del movimento calcistico marocchino.
Da lì l’Accademia, situata a nord di Rabat. Come scrive el Mundo: “Al suo interno vengono ammessi solo 50 giocatori di età compresa tra i 13 e i 18 anni, selezionati da scout in tutto il paese, che lavorano in otto sessioni settimanali, oltre a continuare la loro formazione accademica“.
Inoltre se qualcuno dei giocatori dell’Accademia viene inserito in squadre europee ed è soggetto a trasferimenti futuri, parte degli introiti saranno destinati proprio all’Accademia. È già successo con En-Nesyri, l’attaccante incompreso in Spagna ma eroe in patria. A Russia 2018 ha regalato un pareggio contro la Spagna saltando in testa a Sergio Ramos, a quattro anni di distanza, contro il Portogallo, ha regalato la semifinale saltando in testa a Ruben Dias.