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El Paìs: «Il “ca..o guardi!” di Messi è già storia, che noia il calcio igienico e puritano»

“Viva il calcio come espressione lacerata della cultura popolare. Richiede il suo punto di follia, senza sarebbe come il badminton o le bocce”

El Paìs: «Il “ca..o guardi!” di Messi è già storia, che noia il calcio igienico e puritano»
Argentina's forward #10 Lionel Messi celebrates after he scores his team's second goal from the penalty spot during the Qatar 2022 World Cup quarter-final football match between The Netherlands and Argentina at Lusail Stadium, north of Doha on December 9, 2022. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Il calcio, come il flamenco, il jazz, il blues, i gialli, i fumetti o le serie televisive, nasce dalla cultura popolare o pop. Che non è la stessa cosa della cultura di massa, un passo evolutivo in cui l’industria dell’intrattenimento è coinvolta in maniera massiccia. Se non fosse diventato uno degli emblemi della cultura popolare del XX secolo, il calcio sarebbe un gioco semplice, come il badminton o le bocce”. E invece l’unicità del calcio, scrive Enric Gonzàlez in un bell’editoriale su El Paìs, sta anche nella sua sporcizia. E nell’Argentina che esulta in faccia all’Olanda. Perché senza “follia” sarebbe una noia mortale.

Gonzàlez non può che richiamare Maradona e il suo Mondiale politico a Italia 90. Ma va oltre. “Il «cazzo guardi!» di Messi fa già parte della storia dei Mondiali. Il calcio è quello che è perché è molto più di un gioco. E tutto ciò che c’è dietro (i capricci contro l’Argentina, le sciocchezze di e contro la stampa spagnola, gli assurdi capricci anticoloniali argentini, i complessi, la rabbia, un sacco di spazzatura essenziale per formare la scia dell’evento) fa parte della questione. Anche se pensiamo che sia uno spettacolo poco consono alla corretta educazione dei ragazzi, i ragazzi di oggi lo ricorderanno, compattato e assimilato, come un episodio calcistico che hanno avuto la fortuna di vedere”.

Senza la rabbia argentina (e olandese), non ci sarebbe contesto per ammirare l’orgoglio marocchino. Non sapremmo nemmeno apprezzare quanto valga un ragazzo come Modric, elegante nel gioco come nella vita. Ci ritroveremmo tra le mani un semplice intrattenimento non troppo divertente. Un gioco. Uno sport. Una cosa corretta, igienica, intrisa di puritanesimo (il segno dei tempi) ed esente da follia. Ma il calcio richiede il suo punto di follia. Ci piace perché ci fa impazzire. E ci piace così tanto che affrontiamo la puzzolente corruzione che circonda l’azienda”.

Mi piace il calcio come espressione lacerata della cultura popolare”, conclude l’editorialista del Paìs.

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