A La Stampa: «Il brutto con tanti soldi, si può fare, il brutto con pochi, no. I colleghi che negano questo paradigma, o mentono o si mangiano le mani»
![Frassica: «Sono parecchi i film di cui mi pento ma più un film era brutto e più mi facevo pagare» Frassica: «Sono parecchi i film di cui mi pento ma più un film era brutto e più mi facevo pagare»](https://www.ilnapolista.it/wp-content/uploads/2022/12/Nino-Frassica_Image-Sport.jpg)
La Stampa intervista Nino Frassica. È a teatro con “Maledetti amici miei. Il ritorno”, spettacolo con Alessandro Haber, Rocco Papaleo, Giovanni Veronesi, in scena all’Ambra Jovinelli.
«In scena siamo noi stessi, amici di vecchia data che non smettono di essere dei ragazzi, malgrado l’età. Con molta autoironia chiacchieriamo a ruota libera di noi e del nostro mondo».
Frassica ha scritto un libro. Si intitola “Paola. Una storia vera”, pubblicato con Mondadori Electa. In esso c’è un omaggio a Totò.
«Totò è il faro di tutti i comici. Tutti ne siamo innamorati. Non sarei il comico che sono se non lo avessi studiato fin da ragazzo».
Racconta la vena umoristica presente nella sua famiglia.
«Tutti hanno questo dono in casa: spiccato senso dell’umorismo e visione ironica delle cose. Mio padre, gli zii, mio fratello. L’unica differenza è che, mentre per loro era un optional e si sono accontentati di quel palcoscenico che è il bar del paese, io da lì sono partito per andare a studiare le radici della comicità lontano da casa».
Oltre a tanta tv, Frassica ha lavorato in diversi film al cinema.
«Se mi pento di quello che ho fatto? Di parecchi, a distanza di tempo. Ma ciascuno al momento aveva un suo perché. In genere economico. Più un film era brutto e più mi facevo pagare. Per un film che so bello bello, sono disposto a lavorare gratis: sono le soddisfazioni che ti ripagheranno. Tra le categorie del cinema: il brutto con tanti soldi, si può fare; il brutto con pochi, no di sicuro. I miei colleghi che negano questo paradigma, o mentono o si mangiano le mani. E poi, anche se li faccio, che male c’è? Anche i film brutti hanno i loro estimatori. La mia carriera ne potrebbe essere danneggiata? E chi non fa errori?» .
Frassica parla anche del tempo che passa.
«Già quando ho compiuto i 70, ho detto che non me li sentivo, e molto mi seccava che me li ricordassero. Ora, due anni dopo, non mi riesce proprio di capirli ’sti anni che passano. Mi sento rimasto a 35 e 4 mesi, quelli che avevo ai tempi di Quelli della notte. Una stagione inarrivabile. Arbore ha rivoluzionato radio e tv e aperto la strada a tanti, creando un genere. Molti si sono mossi nella sua scia: Mai dire gol è figlia dell’Altra domenica, la Gialappa, Bisio e Teocoli di Arbore, Benigni e Marenco».