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«Il portiere moderno deve coprire più spazi in tempi ridotti, parlare dal divano è facile»

Luca Sorrentino preparatore dei portieri: «In Qatar mi ha impressionato Szczesny. Il Mondiale ha confermato l’importanza della sfera mentale-emotiva»

«Il portiere moderno deve coprire più spazi in tempi ridotti, parlare dal divano è facile»
France's goalkeeper #01 Hugo Lloris gathers the ball during the Qatar 2022 World Cup quarter-final football match between England and France at the Al-Bayt Stadium in Al Khor, north of Doha, on December 10, 2022. (Photo by Jewel SAMAD / AFP)

Questo Mondiale ha aperto tra gli addetti ai lavori un dibattito sul cambiamento del gioco del calcio e il Napolista ha inteso interrogarsi su quest’evoluzione.

Abbiamo chiesto ad un giovane preparatore dei portieri, il napoletano Luca Sorrentino – già responsabile del ruolo per l’area tecnica dei portieri del Napoli, 2014-2018 – il suo punto di vista. Com’è cambiato il calcio in questi vent’anni da fine anni ’90 ai giorni nostri?

“Il calcio è sempre in continua evoluzione, merito della scienza e delle tecnologie che introducono sempre maggiori conoscenze ed opportunità per migliorare la qualità delle performance individuali e di squadra e di tutti gli addetti ai lavori che operano nel settore. Al crescere dei parametri fisici, tattici, tecnici e cognitivi c’è stata una ricerca di soluzioni in termini di scelte funzionali al gioco in uno spazio-tempo sempre più ridotto. La ricerca diventa sempre più difficile ed ha bisogno di tanto lavoro e applicazione”.

Cosa s’intende per performance e come incide sul vissuto calcistico?

“Il ruolo del portiere è senza dubbio quello che si è evoluto maggiormente negli ultimi anni. La sua performance cioè dare forma alle sue abilità e capacità nell’ambito di un match si sono sempre più integrate al gioco di squadra rispetto a qualche anno fa. Oggi l’interpretazione del ruolo è molto più complessa. Al portiere moderno si richiede di intervenire in spazi sempre più ampi con la consapevolezza che i tempi di gioco si sono ridotti. Non è cosa semplice. È molto facile formulare giudizi su una prestazione stando comodamente seduti sul proprio divano. Quello che noi percepiamo ed osserviamo è totalmente diverso da ciò che viene percepito e formulato in campo”.

Nel Mondiale cosa hai visto di nuovo?

“Il mondiale che si sta svolgendo conferma che il calcio è un fenomeno complesso. Tutto può accadere se si creano le condizioni adatte che permettono ad alcune variabili come quelle della sfera mentale-emotiva di prendere il sopravvento sulle ben più solide connotazioni tattiche, tecniche e fisiche. I portieri ad oggi hanno confermato quanto sia importante avere in squadra un esponente del ruolo funzionale e risolutivo. Tra i portieri che più mi hanno impressionato anche se la sua squadra è uscita dalla competizione è senza dubbio Szczesny. Ha dimostrato una maturità di interpretazione di grande spessore. Grande merito all’atleta ma una parte del merito va alla scuola portieri italiana”.

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