A Tuttosport: «Per emergere ci vogliono le palle e la cattiveria, tecnica e talento vengono dopo. Le donne magari non vanno d’accordo ma hanno voglia»
Giorgio Rocca, ex sciatore italiano, ottimo slalomista, delusione alle Olimpiadi di Torino, intervistato da Tuttosport sulla crisi dello sci maschile.
I limiti della Nazionale italiana maschile.
«Chi è più evoluto e precorre i tempi con nuove idee ha la meglio. Noi siamo indietro? Eppure i nostri allenatori sono i migliori, hanno successo in tutto il mondo. Perché qui no? Per me è una questione di guida ma anche di fiducia. Evidentemente gli atleti non li seguono. O non riescono a mettere in pratica con convinzione le loro idee. Sì, per me alla fine è questione di capitale umano. Ne abbiamo poco di alta qualità. Negli Anni 90 abbiamo investito male e ora paghiamo le conseguenze».
Non ci sono giovani?
«No, quelli ci sono. Manca una generazione in mezzo. Qui a Campiglio farò l’apripista seguendo Della Vite per riprenderlo da un diverso punto di vista. Mi piace. Se vai a punti in Badia e il giorno dopo ti confermi vuole dire che cervello e sfrontatezza ci sono».
Anche talento.
«Certo, la quella è l’ultima cosa. Per emergere ci vogliono anche altre doti: primo le… palle, poi la cattiveria. La tecnica viene dopo».
Sta dicendo che le donne d’Italia hanno le… palle e gli uomini no?
(sorride) «Dico che in squadra non vedo gente che ha la fame della Goggia. E che le donne hanno successo perché tutto quello che ho detto sopra lo vivono e lo allenano giorno per giorno, gestendo internamente sfide molto forti. Magari non vanno d’accordo, ma la competizione interna le spinge. È questione di testa, voglia».
La crisi di Paris a cosa è dovuta?
«Non è mai stato un fenomeno nello scorrimento e in più se avesse cambiato materiali avrebbe vinto molto di più. I suoi hanno solo in condizioni estreme, con la neve di marmo, vetro. La verità è che così si buttano le carriere».