È stato il futuro, ha anticipato un’epoca, ci ha fatti entrare nello sport versione intrattenimento. Nel ’77 il suo nome era più conosciuto di quello della Coca-Cola
Pelé è stato un brand, senza di lui non avremmo avuto Federer e LeBron (Repubblica)
Emanuela Audisio scrive di Pelè su La Repubblica. Non è stato il passato del calcio, ma il futuro. Ha pianificato tutto
in anticipo, è stato un brand. Senza di lui non avremmo avuto Federer o LeBron. Lo scriveva ieri L’Equipe: Pelè era all’avanguardia. Fu una icona pubblicitaria, il primo vero fuoriclasse del marketing calcistico.
La Audisio scrive:
“Leggerete che Pelé è stato l’infanzia del calcio, quello in bianco e nero, anzi color seppia, come i ricordi, quello molto passato. Non è vero: Pelé è stato il futuro, ha fatto tutto prima degli altri, ha pianificato calcio, gol, carriera. Prima che esistessero i brand, lui è diventato patrimonio nazionale del Brasile. Pelé, il bisillabo più famoso dello sport, ha anticipato un’epoca. Non ci sarebbero Ronaldo, Messi, Neymar, Mbappé senza di lui. E nemmeno Federer, Woods, Hamilton, LeBron. Non ci sarebbero campioni che firmano contratti per cambiare marca, incidere dischi (due con Elis Regina, la Mina brasiliana), fare film, tv, serie, sponsorizzare prodotti (lo ha fatto anche per il Viagra), vendere multiple fantasie, diventare logo. È stato lui a farci entrare nella modernità, nello sport versione intrattenimento. Nel ’77 il suo nome era più conosciuto di quello della Coca-Cola”.
Ancora su Pelé:
“Sorrideva sempre, capitalizzava tutto, talento incluso, diversamente da Maradona preferiva essere dalla parte delle istituzioni: uomo con piuttosto che contro. Dispensava gioia, non polemiche. Era rassicurante, anche ora che a 82 anni mandava messaggi dall’ospedale. È restato Pelé anche quando ha smesso di giocare. Ha portato in giro il suo monumento, senza mai stancarsi o lamentarsi”.